di Marco Palillo (thefrontpage.it)
Franco Fiorito vent’anni fa era un giovane corpulento missino che tirava le monetine sotto l’hotel Raphael a Bettino Craxi. Ci tiene a ricordarlo con un punta d’orgoglio, quasi questa fosse una preziosa attenuante da spendere con l’opinione pubblica ancora intrisa da un odio viscerale nei confronti del ” Cinghialone”. E sì perché una volta er Batman stava dalla parte giusta, combatteva gli “sporchi malfattori”, faceva parte dei ” puri”, voleva fare la rivoluzione.
Sarebbe troppo facile citare Pietro Nenni che soleva dire “C’é sempre uno più puro che ti epura”, ma qui non si tratta di un caso singolo, qui non c’entra soltanto Fiorito e il Lazio. Se siamo onesti, dobbiamo fare i conti con un problema più grande e più grave: le rivoluzioni che nascono e muoiono nelle piazze sono false rivoluzioni.
L’Italia non ha risolto con Tangentopoli il suo problema più grande e atavico: la corruzione. Qualcuno per fare carriera politica, ha cercato di far credere questo, ma le clientele, gli sprechi e le ruberie, che già erano assai diffuse nella prima Repubblica in tutti – e sottolineo tutti- i partiti si sono sparse a macchia d’olio, penetrando negli ingranaggi di ogni aspetto della vita sociale, politica e culturale del Paese. Tangentopoli è stata semplicemente una guerra di potere e di poteri, nulla di più. Uno scontro fra classi dirigenti. Una lotta fra bande.....
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