Formalmente il M5S rinuncia ai contributi di Stato. Ma ha creato un sistema di introiti pulviscolari pieni di anonimi, sigle, voci opache e fittizie spesso difficili da ricostruire. Ne scrive 'L'Espresso' in un articolo di Susanna Turco, che proponiamo nella nostra rassegna web.
L’altra volta, aprile 2013, Beppe Grillo se la cavò con un post: abbiamo raccolto 774 mila euro, ne abbiamo spesi 348 mila, il restante andrà ai terremotati dell’Emilia, saluti e ringraziamenti. A occhio, nella prossima campagna elettorale, sventolare il vessillo della casa di vetro non sarà altrettanto semplice. Troppe cose sono cambiate: l’M5S non è più un movimento di sconosciuti, ciascun ex pulcino vorrà coltivare il proprio orto per essere rieletto. Serviranno più soldi, ci saranno più rivoli, e il meccanismo di auto-finanziamento che nel frattempo è stato costruito si rivelerà per quel che è: un impasto colloso.
Trasparente nei dettagli, opaco nel suo complesso. Tutto sommato e per paradosso, M5S è all’avanguardia su questo: gestione dei soldi e manipolazione del consenso sui social. Due fronti che i Cinque stelle sono arrivati a maneggiare prima e meglio di altri, dando ad entrambi lo stesso indecifrabile marchio di vischiosa sineddoche: te ne mostro una parte, e la spaccio per il tutto. Onestà!
Per quel che riguarda il denaro, in effetti, i Cinque stelle hanno anticipato i tempi, rinunciando al finanziamento pubblico prima che venisse abolito, cioè a “42 milioni di euro” come amano ripetere ovunque. Non accedono al meccanismo che l’ha sostituito, il due per mille. Ufficialmente, tutt’oggi dicono di non volere soldi pubblici. Eppure ormai non è più così. Rinunciare a quegli introiti ha portato ad attivare altri meccanismi. Non è politica a costo zero. I soldi servono, anche al M5S. Ma da dove vengono, dove vanno, come sono conteggiati? Si può rispondere solo a una parte di queste domande.
Le entrate sono svariate, a partire dalle sottoscrizioni per singoli eventi, ma per grandi linee: ci sono quelli raccolti dall’Associazione Rousseau; i contributi ai gruppi di Camera e Senato; gli stipendi dei parlamentari; le sottoscrizioni per singoli eventi, come la kermesse annuale; e quelli - ma quest’ultimo è più un postulato che un numero - che provengono dall’intreccio blog-rete-Casaleggio Associati, e che danno luogo a una domanda tanto frequente quanto inevasa: gli introiti per la pubblicità per i link che rimandano al sito beppegrillo.it che fine fanno? Lo chiese pure l’amata Milena Gabanelli, nel lontano 2013, ottenendo come risposta un laconico e offeso “non vanno a finanziare M5S”.
Nel complesso, chi se ne intende per aver frequentato a lungo il Movimento, parla di “polverizzazione” delle entrate. Come a dire che i soldi sono diventati una polvere di stelle, frazionata, inintercettabile. Un esempio, locale ma emblematico...
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