Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

17/11/24 ore

Boschi, la pre-verità



di Mattia Feltri

(dalla pagina Facebook)

 

Premessa: queste non sono righe in difesa di Maria Elena Boschi, che avrebbe dovuto andare a casa la sera del 4 dicembre, perché lo aveva promesso, e anche se non lo avesse promesso, visto che era ministro delle Riforme bocciate dal referendum. E' che mi è parso di scorgere una novità nella comunicazione di questi ultimi tempi: la pre-verità.

 

La post-verità, ormai lo sappiamo, è la verità che ognuno conserva dentro di sé, e la diffonde, nonostante sia stata ampiamente dimostrato che è una fandonia (tipo, i grandi giornali prendono finanziamenti pubblici, e non ne prendono più da anni).

 

La pre-verità è qualcosa che si afferma in attesa di avere o di offrire le prove. Di questa specialità pare alto esponente Ferruccio de Bortoli che un paio d'anni fa, da direttore del Corriere, scrisse che il governo Renzi era in odore di massoneria. Una frase così, molto assertiva, molto forte, buttata lì, senza sentire la necessità di basarla su qualcosa di più concreto che la sensazione dello scrivente. Ora, se scrivi su Facebook passi (fino a un certo punto), ma se sei direttore di una corazzata come il Corriere, magari mandi due dei tuoi migliori giornalisti d'inchiesta a Firenze, li tieni là due settimane, raccoglie indizi, testimonianze, prove e poi produci due pagine da spaccare il culo ai passeri (come si dice in gergo) e dopo (dopo!) ci fai sopra un bell'editoriale e mandi a casa il governo. Macché, prima l'editoriale, e poi nulla.

 

Non è tanto diversa l'operazione che De Bortoli fa col suo libro, in cui dice che Boschi incontrò Ghizzoni di Unicredit e cercò di rifilargli banca Etruria. Anche qui, intendiamoci, sarà anche vero, ma che sia vero o falso qui mi importa poco. Mi importa che De Bortoli scriva e non produca una carta, un virgolettato di Ghizzoni a sostegno della notizia, il virgolettato di un alto dirigente della banca. Lo dice e basta.

 

Ora, penso che De Bortoli sia tutto meno che uno sprovveduto, ma noi oggi sappiamo quello che dice soltanto perché lo dice, e il resto del mondo dovrebbe fidarsi sulla parola. Ecco, è esattamente la tecnica del procuratore di Catania il quale afferma che alcune Ong violano la legge, sebbene ammetta di non averne ancora le prove. Non è fantastico? In genere un magistrato raccoglie le prove e poi dice chi è il colpevole. Adesso invece si dice chi è il colpevole, e poi si raccolgono le prove.

 

Ps. Da 24 ore Ghizzoni tace. Non dice né è vero né non è vero. Per mille motivi che non sappiamo e possiamo supporre. Soprattutto perché siamo un paese di scriteriati e di irresponsabili.

 

(dalla pagina facebook di Mattia Feltri)

 

 


Aggiungi commento