Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/12/24 ore

Gli insulti agli ebrei: Uno strappo a sinistra



di Donatella Di Cesare (dal Corriere della Sera)

 

A stento la Brigata ebraica ha ottenuto diritto di cittadinanza nel corteo del 25 Aprile a Milano. In altre città, per esempio a Roma, ha rinunciato a sfilare. Perché era sabato; ma non solo. Eppure, nel giorno della Liberazione, le bandiere con lo scudo di David dovrebbero essere accolte con gioia, sollievo, soddisfazione — e più di un rammarico, guardando al passato. Dovrebbero essere il cuore del corteo, non una componente al margine che occorre addirittura difendere contro offese e insulti.

 

In questi giorni c’è chi, per legittimarne la presenza, ha ripercorso la storia della Brigata ebraica, impegnata in operazioni civili più che militari, e di quei profughi che, dopo esser stati scacciati, tornarono in Europa per liberarla. Come non pensare a Enzo Sereni, ricordato dal presidente della Repubblica? E che dire del filosofo Hans Jonas che, dopo aver messo da parte i libri, combattendo attraversò l’Italia, per entrare infine in Germania? Certo la Resistenza è stata italiana; ma il suo valore fu internazionale, il suo afflato internazionalista.

 

Non si tratta, dunque, di una guerra di bandiere. E la questione è ben più complessa. Forse è venuto il momento di dire che quel che è accaduto al corteo del 25 Aprile, e che si era purtroppo già ripetuto negli ultimi anni, costituisce uno strappo nella sinistra, e più in generale nel mondo della politica e della cultura. Proprio perciò non si può consegnare l’episodio alla cronaca ed è invece necessaria una discussione, anche aspra.

 

Le bandiere con lo scudo di David non sono solo il simbolo della Brigata ebraica. Rappresentano anche il riscatto di un popolo contro cui la Germania nazista e l’Italia fascista hanno sferrato una guerra non dichiarata, una guerra che ha avuto il suo esito finale nelle camere a gas dei campi di sterminio. Ma agli occhi di molti quelle bandiere sono anche l’emblema dello Stato di Israele.

 

Ecco allora il perverso meccanismo che si instaura: la vittima ingombrante del passato diventa il comodo carnefice dell’oggi. Si nazifica Israele, per giudaizzare i palestinesi. Chi ritiene illegittimo Israele, e intende pregiudicarne l’esistenza, ritiene illegittime anche le bandiere della Brigata ebraica. Più grave degli insulti, che non di rado sconfinano in minacce violente, è l’accusa di immoralità. Gli ebrei sono tacciati di essere immorali, anzi disumani. Si pretende di espellerli non solo dal corteo, ma dal consorzio umano. Subumani prima, nell’Europa di Auschwitz, diventano ora disumani — in entrambi i casi vengono de-umanizzati...

 

- prosegui la lettura su corriere.it

 

 


Aggiungi commento