di Filippo di Robilant
(da affarinternazionali.it)
Alla conferenza di fine anno, il Presidente del Consiglio si era dimostrato fiducioso sul caso marò, evocando “un canale di confronto diretto finalmente aperto” con le autorità indiane. Ancora una volta veniva chiesto di non disturbare il manovratore. Francamente però, in tre anni l'esito dei contatti tra autorità è stato a dir poco frustrante. E il nuovo Governo continua a fornire scarse speranze per una soluzione extra-giudiziale.
Diciamo la verità: finora tutta la dinamica è stata a guida indiana. La concessione della proroga ne è solo un’ulteriore dimostrazione.
C'è stato un momento nel quale l'Italia ha dato l'impressione di voler prendere in mano il volante? Mai, a parte il tentativo di Emma Bonino di avviare un arbitrato internazionale quando era Ministro degli Esteri di un Governo Letta oramai agli sgoccioli. Oggi lo chiede anche il Parlamento europeo a larghissima maggioranza. Ricorrere all’arbitrato, anche a rischio di perdere, farebbe finalmente capire che intendiamo fare sul serio.
Visto che le procedure tecniche preliminari sono completate, anziché continuare a vagheggiarlo, l’arbitrato andrebbe subito avviato prendendo atto che la fase di dialogo è conclusa per mancanza di risultati. In tal caso, Matteo Renzi dovrebbe sconfessare se stesso a distanza di poche settimane. Difficile per chi ha ostentato tanto ottimismo. Allora delle due l'una: o Renzi ha qualcosa in mano che noi non sappiamo e compie il miracolo con l'India che rinuncia al suo diritto di esercitare l’azione penale, che sarebbe l’opzione migliore, oppure “il nuovo canale” si conferma illusorio, come lo è stato finora. Nelle more, e non avendo tutte le carte in mano, non c’è altra scelta se non quella di cercare di ragionare...
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