Giachetti spiega perché la sinistra non è a suo agio con i giudici che sbagliano
di Claudio Cerasa
(da Il Foglio)
L’inaspettato e prepotente ingresso del Partito democratico sul prestigioso palcoscenico dell’Isola dei perseguitati – prima la condanna del governatore dell’Emilia Romagna a due anni di reclusione, poi le dure lettere dell’Anm contro la riforma della giustizia, quindi l’uno-due improvviso delle indagini sui due principali candidati del Pd alle primarie per l’Emilia Romagna, e in pratica a Renzi ormai mancano solo i post-it gialli – ha messo il centrosinistra nella condizione insolita di chi, dopo aver per anni rotto gli zebedei al centrodestra sull’autonomia, l’indipendenza e l’impeccabilità quasi oracolare della magistratura, si ritrova oggi a recitare una parte anomala.
I più ingenui direbbero semplicemente che la sinistra è diventata garantista, che un po’ è vero. Ma i sofisticati e i meno banalotti direbbero invece che a sinistra sta succedendo una cosa che non era mai successa prima. Sostiene Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, renziano di ferro: “Se metti insieme il casotto emiliano, con queste indagini che non mi sembrano proprio impeccabili, e alcuni punti della riforma della giustizia, vedi per esempio il dossier sulla responsabilità civile dei giudici, il punto è che il nostro partito per la prima volta sta facendo i conti con una dura realtà: dover spiegare agli elettori che qualche volta anche i magistrati possono sbagliare”.
Giachetti lo dice con il sorriso amaro di chi per anni ha combattuto da posizioni solitarie battaglie in difesa del garantismo e oggi, di fronte ai lievi svenimenti di molti compagni che evidentemente non si trovano a loro agio a vestire un po’ berlusconianamente i panni di coloro che vogliono dare qualche sano buffetto alle procure, dice che lo smarrimento ha precise origini storiche.
“Per molto tempo la nostra parte politica ha pensato che fosse necessario cavalcare le azioni giudiziarie per sconfiggere Berlusconi. Negli ultimi vent’anni il modo di ragionare dell’elettore di centrosinistra è stato viziato da questa genialata politica e non mi stupisce che ancora oggi sia complicato educare il nostro popolo a un concetto semplice come la presunzione di innocenza. Vi faccio un esempio. Dopo la notizia degli avvisi di garanzia a Richetti e Bonaccini ho sentito molti compagni e molti amici dire: oh, mi auguro che Stefano e Matteo possano dimostrare la loro innocenza. Capite? La presunzione di colpevolezza si trova ormai nel nostro Dna, a nessuno viene in mente, di fronte a un’indagine, che non è l’indagato a dover dimostrare la sua innocenza ma è il magistrato a dover dimostrare la colpevolezza dell’indagato, e anche per questo bisogna dare atto a Renzi di essere stato coraggioso e coerente su un punto importante: se sei indagato non sei condannato e dunque, se credi, puoi tranquillamente fare politica”...
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