di Massimiliano Cricco (Affari Internazionali)
L’importante ruolo di cooperazione alla stabilizzazione della Libia affidato dal presidente statunitense Barack Obama al premier italiano Enrico Letta in occasione del G8 dello scorso 18 giugno è stato rafforzato dall’incontro a Roma il 4 luglio tra Letta e il suo omologo libico Ali Zeidan. Per rendere la Libia più stabile, l’Italia dovrebbe fornire assistenza per la formazione delle strutture militari e aiutare a costruire istituzioni efficaci. Infine cercherà di togliere le armi dalle mani delle milizie indipendenti, presenti ormai ovunque.
Tentativi di stabilizzazione
In Libia si è avviato un processo di consolidamento nazionale, che sta però incontrando numerosi ostacoli.
Il sistema elettorale maggioritario secco ha avvantaggiato la coalizione di partiti laici dell’Alleanza delle forze nazionali e il braccio politico dei Fratelli Musulmani, Giustizia e Ricostruzione, a discapito degli islamisti più radicali. In aggiunta, ha valorizzato le élite locali - mediante l’assegnazione di 120 seggi ad altrettanti parlamentari indipendenti eletti con vincolo di mandato - limitando l’influenza delle milizie autonome e degli islamisti più radicali. Questi ultimi infatti, si sono presentati alle elezioni divisi in numerose liste.
Appena presa in mano la guida del governo, il nuovo premier non ha fatto mistero di voler liberare la Libia dalle milizie armate presenti nel paese dall’inizio della guerra civile del 2011, ritenute la principale causa d’instabilità nazionale. Zeidan ha cercato quindi di potenziare le Forze armate regolari e la polizia, ricostruendo un servizio d’intelligence.
Per democratizzare maggiormente il paese, il 16 luglio il Parlamento ha anche approvato la legge per l’elezione di un’Assemblea costituente di 60 membri che garantirà spazio alle minoranze etniche e alle donne, alle quali sarà riservata una quota del 10%. ...
prosegui la lettura integrale su affarinternazionali.it