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23/12/24 ore

Egitto, fra i delusi di piazza Tahrir: "Così i Fratelli musulmani ci portano al disastro"



di Berrnardo Valli (da repubblica.it)

 

Chi cavalca la rivoluzione, almeno per ora, è la grande forza di destra del mondo arabo: una forza dominante, clericale, reazionaria e liberista: quella dei Fratelli musulmani. A favorirla nella conquista del potere è stato il movimento insurrezionale di piazza Tahrir, democratico, e per sua natura progressista. Il quale ha abbattuto la dittatura del raìs e ha aperto il Paese a libere elezioni: e nelle urne, con la legittimità del voto, i Fratelli musulmani si sono imposti.



È stato uno scippo legale. Appropriatisi della rivoluzione, gli islamisti le hanno dato altri ritmi e altri obiettivi. L'hanno cambiata. Trascinata in ritardo in piazza Tahrir dai suoi affiliati più giovani, la conservatrice confraternita dei Fratelli musulmani è stata strappata dall'opposizione, e ha cominciato sulle piazze in rivolta un aggiornamento forzato, qualcosa di simile a una rivoluzione interna all'area islamista.

 

A sdoganare i Fratelli musulmani hanno contribuito gli americani favorevoli a una svolta democratica e convinti, a ragione, che gli islamisti moderati sarebbero stati una forza inevitabile. Ma adeguare alla pratica di governo in un Paese con forti punte di modernità e altrettante di arretratezza, e in preda a fermenti democratici, un movimento ancorato a rivelazioni religiose di un millennio e mezzo fa, esige una transizione lunga e irta di incognite. È il caso egiziano.

 

In un primo pomeriggio, con un pallido sole invernale che si riflette sul Nilo, trascorro alcune ore al Ghezira club, nell'isola cairota di Zamalek, dove sopravvive un campo da golf lasciato in eredità dagli ufficiali britannici. Lì si riunisce da decenni la borghesia, in cui sono confusi figli o nipoti o pronipoti della classe aristocratica cancellata dagli "ufficiali liberi" che nel 1952 cacciarono re Faruk e proclamarono la repubblica. Rievoco quell'avvenimento storico perché 60 anni dopo al Ghezira club si confida nei discendenti di quegli ufficiali per contenere l'ondata islamista.

 

A tratti ho l'impressione di essere capitato in un fortino dove la società laica borghese si riunisce nell'attesa che la cavalleria la tragga in salvo. La tazza di tè vibra nella sua mano tremante per l'emozione, quando una decana del club mi esalta gli ufficiali ai quali affida la propria sorte. Quegli stessi ufficiali che al tempo del socialismo nasseriano la spogliarono di quasi tutti i beni. Poi in parte restituitigli dai raìs più liberisti. ...

 

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