"Il meglio deve ancora venire": con queste parole sia il Comitato elettorale per Renzi che quello per Bersani hanno accolto la settimana del ballottaggio, quella che si prospetta essere un vero e proprio atto bulimico di informazione politica.
Da Sky, che quest'anno vanta il primato televisivo di servizio pubblico (povera Rai, sottolinea anche il radicale Matteo Mecacci), alla tv di Stato, fino a La7, il panorama televisivo di questa settimana ruoterà attorno ai sopravvissuti dei "Fantastici 5". Il rischio di schiacciarsi sull'autocompiacimento, in riferimento alla "grande partecipazione degli elettori", è tuttavia grande: i 3,2 milioni di votanti al primo turno delle Primarie 2012 numericamente si discostano poco da quei 3,1 milioni del 2009, ma diventano un dato interessante se rapportato a quei 3,5 milioni del 2007 e ancora di più a quei 4,3 milioni del 2005.
Ma, dicevamo, "il meglio deve ancora venire", perché a dicembre tocca agli altri, al Pdl; qui, in casa Berlusconi, le primarie presentano connotati più da resa dei conti che da partecipazione democratica alla vita politica del partito, fino a ieri (anzi, fino a domani perché risulta essere ancora tutto come prima) frutto delle decisioni del capo e dei diktat dei suoi più ristretti fedelissimi.
Se per il Pd si è parlato di "Fantastici 5" per il Pdl si potrebbe parlare di "Mission Impossible". L'ha detto chiaramente Alessandra Mussolini, che ha presentato la sua candidatura salvo ritirarla alla "visione" di Giorgia Meloni: "nel Pdl più che di primarie si tratta di resa dei conti. Io non ci sto" ha tuonato.
In effetti vedere 17, nella Smorfia "a' disgrazia", possibili candidati sa proprio di guerra per bande. Pian piano, le defezioni di Sgarbi, Proto, Mussolini, Galan ed altri hanno ridotto la lista a sette; Alfano, che ha già fatto sapere di non essere disposto a correre alla presenza di "candidati irricevibili" (indagati e condannati), ha così maldestramente tentato di mettere alla porta Berlusconi, che non l'ha presa benissimo e starebbe pensando a Forza Italiani (l'annuncio giovedì, ma in tal senso di annunci ossimorici ne sono stati fatti già almeno 4 negli ultimi due mesi).
Alfano, secondo un sondaggio Swg, sarebbe al 30% nel Pdl, seguito a ruota da Giorgia Meloni (il Bersani e la Renzi del centrodestra, li ha ribattezzati qualcuno); meno incisivo il gradimento (ma degno di menzione) per Guido Crosetto, oscillante sul 10% e l'avvocato Gianpiero Samorì. Seguono Daniela Santanchè (circa al 2%), il formattatore Alessandro Cattaneo e la rediviva Michela Biancofiore segnalata all'1%.
Tutto buono, ma l'ultima parola spetta sempre al capo e ai fedelissimi: l'acclamazione con cui è stato eletto Berlusconi alla Presidenza lo pone, nelle logiche del centrodestra italiano che vogliono un leader unico ed acclamato dal popolo (decisamente distanti da quelle del Partito Popolare Europeo), nella cosiddetta "botte di ferro", perché tanto si farà come la sua magnanimità deciderà.
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