Un'iniziativa in cui "convivano culture e storie diverse: il mondo dell'associazionismo, del lavoro, dell'impresa e delle professioni; la cultura cattolica popolare e quella laica e riformista". Ecco l'ambizioso obiettivo, "Verso la Terza Repubblica", di Luca Cordero di Montezemolo che, come vent'anni fa riuscì a Forza Italia dopo la dissoluzione del pentapartito, vuole coprire il vuoto creato perlopiù al centro dal fallimento berlusconiano.
Il lancio è indubbiamente riuscito. Gli Studios cinematografici di via Tiburtina a Roma, gremiti oltre misura, sono stati prova di una capacità aggregativa sorprendente in questa fase, frutto soprattutto dell'esperienza sul campo fornita da Acli, Cisl e Comunità di Sant'Egidio: tre sigle che bastano a delineare i contorni e l'area di riferimento del progetto politico, malgrado le parole sulla convivenza nella diversità.
L'entità nascente è stata definita un "movimento civico" che vuole dare "fondamento elettorale e democratico al lavoro iniziato dal Governo Monti". "Doveva essere una parentesi" - ha detto nel suo intervento il ministro (sempre meno tecnico e sempre più politico) Riccardi -, invece è stato un inizio: la ricostruzione è già cominciata". Ora tocca proseguire. Ma come?
Certo non possono bastare le "suggestioni" di Edoardo Nesi che richiamano "radici lontane" dell'Italia rinascimentale (la bellezza, l'arte, la cultura, l'eccellenza nazionale... da esportare e far riscoprire in tutto il mondo). C'è bisogno anche di altro.
A tal fine, Montezemolo ha rispolverato il suo vecchio cavallo di battaglia: "fare squadra: l'unica cosa – dice - che ho praticato nella mia vita professionale e che riconosco come vincente". Su questo presupposto Italia Futura, dopo tre anni di smentite, passa così dalla "discussione pubblica alla politica attiva", con "idee e proposte per cambiare il paese".
Si parte da alcuni "pilastri su cui si deve costruire: lavoro, impresa, giovani e donne". La retorica – viste le macerie del paese – è di quelle facili e per certi aspetti scontata, in linea di principio difficilmente contestabile.
Come non essere infatti d'accordo con l'idea di voler ridurre l'area di azione di uno "stato invadente", di "aumentare la concorrenza e liberare l'energia per la crescita" e di promuovere il famigerato "merito in tutti i settori"? E si può mai sostenere "di poter crescere quando la tassazione è a livelli insostenibili, superiore al 60% e con il cuneo contributivo a livello record"?
Certo, chissà a quanti, fra le migliaia di presenti alla convention, saranno fischiate le orecchie nel sentire Montezemolo affermare il "principio che chi occulta il proprio reddito ed evade è un ladro", mentre altri, sotto sotto, sorridevano beffardamente sul passaggio dedicato al conflitto d'interessi. Per fortuna il richiamo alla rivoluzionaria proposta di una "riforma profonda della pubblica amministrazione" ha tolto poi tutti dall'imbarazzo. Quanto al welfare, si pensa di combinare solidarietà e crescita con particolare riguardo a donne e giovani: vittime principali di "tutti questi decenni di bassa crescita" e di "non scelta" che hanno significato un arretramento.
Adesso, per innestare di nuovo la marcia in avanti, il presidente della Ferrari non vuole mettersi (per ora) in prima persona al volante. Spera di contare su un pilota autorevole e collaudato (Mario Monti) e, rivolto ai "partiti politici, non tutti per fortuna, che sempre più spesso accusano il Governo di essere responsabile dei decennali problemi del paese", dice: "siamo abituati da anni a sentirli parlare come se fossero arrivati da un altro pianeta".
Non sarà mica lo stesso pianeta da cui proviene, per esempio, il secondo sindacato italiano da sempre (la Cisl), che tanto ha contribuito con altri alle scelte economiche del paese? Non sarà forse il pianeta su cui un certo associazionismo cattolico-sociale ha vissuto e prosperato grazie a un sistema di welfare assistenziale e sprecone (vedi le Acli dell'ambizioso giovane presidente Andrea Oliviero)? E a proposito di extraterrestri, Luca Cordero di Montezemolo non sarà forse quello dei Mondiali di calcio 1990, della presidenza Fiat e di quella Ferrari o del Treno Italo?
Domande retoriche stupide, forse, ma se non altro utili a inquadrare il contesto in cui, nei gloriosi Studios alla Tiburtina, si è girato – sotto gli occhi anche del re dei cinepanettoni, Vanzina – un bel film sui "marziani".
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