Quando poco più di un anno fa scoppia il caso degli accessi ai fascicoli riservati presi dal dipartimento della Direzione nazionale antimafia si parlava di poche decine. Poi di migliaia e alla fine di centinaia di migliaia secondo la procura di Perugia.
Gli accessi non autorizzati del tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano avevano portato il procuratore della Repubblica di Perugia Raffaele Cantone, durante un’udienza del tribunale del riesame, a riproporre la richiesta di arresti domiciliari (che era stata respinta a luglio dal giudice per le indagini preliminari, il gip) nei confronti di Striano e dell’ex sostituto procuratore della Dna Antonio Laudati.
“La procura ha infatti sostenuto che Striano - scriveva il 25 settembre scorso il Post - avrebbe scaricato circa 200mila documenti tra il 2019 e il 2020, mentre finora si era parlato solo dei circa 30mila scaricati tra il 2021 e il 2022. Si tratterebbe quindi di almeno 230mila documenti in quattro anni: un numero enorme e ritenuto ingiustificato per il lavoro di Striano allora”.
“L’inchiesta in questione - riassumeva ancora tra i tanti il Post - era iniziata da un esposto che il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva fatto in seguito a un articolo del quotidiano Domani che conteneva informazioni molto riservate sul suo conto, e va avanti almeno dall’estate del 2023”.
Da allora si sono susseguite altre prese di posizione che hanno trovato amplificazione nella scelta del dott. Cantone di inviare gli atti dell’inchiesta alla commissione parlamentare Antimafia, che ha poi audito tra gli altri, oltre lo stesso procuratore di Perugia, titolare dell’inchiesta (che ha parlato di un verminaio), il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo che nel suo intervento alla Commissione in Parlamento ha sottolineato che si tratta di “fatti estremamente gravi” emersi finora che “paiono difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale…”.
Ad oggi non è dato di sapere se “…l’accesso alle banche dati e ai documenti riservati servisse effettivamente a un dossieraggio, cioè una raccolta di documenti a fini ricattatori….”.
Un quadro in ogni caso allarmante, che il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva e competente del Copasir,"Adesso bisogna approfondire la vicenda in maniera non manichea per la tutela stessa delle istituzioni, nella consapevolezza che il tema dei dati e della tutela della riservatezza è una questione essenziale…”.
Se a questo si aggiunge l’inchiesta pugliese su gli accessi ai dati bancari di migliaia di persone (si parla di seimila accessi abusivi fatti dal funzionario della Banca Intesa-San Paolo Vincenzo Coviello) e tra questi responsabili politici e di governo dell’economia ecc. ecc., e le dichiarazioni della presidente del Consiglio che si è spinta a ventilare ipotesi di prospettive complottistiche, non appare possibile che la vicenda possa essere elusa nel contesto politico istituzionale, economico-finanziario e di sicurezza dello Stato.
Otello Lupacchni, giurista, giusfilosofo, già procuratore generale, ne parla con il direttore di Agenzia Radicale e Quaderni Radicali Giuseppe Rippa nella conversazione che segue…
- Dossieraggi: democrazia a rischio o strumentalizzazioni? Otello Lupacchini conversa con Geppy Rippa
(Agenzia Radicale Video)
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