George Orwell nel suo romanzo 1984 forniva uno strumento per comprendere come il linguaggio della politica sia la fotografia della situazione che si vive. I leader modificavano il proprio vocabolario per modellare i processi di pensiero delle masse.
A pensarci bene, le cose non sono poi cambiate tanto al giorno d’oggi, anche se, a saperlo leggere e interpretare, è ancora più importante che in passato riflettere su questo linguaggio per decodificare e comprendere i caratteri della crisi che ci attraversa, pensando ad esempio alla massa di informazioni false alla portata di chiunque sia in Tv che in internet.
Con l’immissione dei new media e dei social network, le presunti fonti sono diventate sempre, come è stato fatto rilevare, meno autorevoli e la verità è più legata all’atto di dirla anziché a ciò che si dice.
“Chi conserva l’abitudine di leggere un quotidiano - scriveva Daniela Fabbri su The Soundcheck - si sarà accorto che la politica parla soprattutto attraverso gli sloganper eccitare l’elettorato. Si tratta di un meccanismo ormai consolidato che punta tutto sull’immediatezza e sulla facilità di trasmettere un messaggio. I contenuti vengono spiegati sempre meno, spesso considerati troppo complessi da comprendere per le persone normali. Inutile spiegare la politica, meglio affidarsi a un linguaggio populista e banale. Sembra essere questo, nella maggior parte dei casi, il pensiero condiviso…”.
Jean Louis Marcel Charles detto Jean-Charles con il suo La fiera delle castronerie, raccolta di frasi involontariamente umoristiche, si rifaceva ai paradossali e esilaranti errori di sintassi o vere e proprie mostruosità letterarie.
Ma oramai le parole nella politica, quelle dei suoi leader e del mondo dell’informazione sempre più privo di deontologia professionale, è una sintesi perfetta di stupidità e malafede, ma anche di manifestazioni di vere e proprie falsificazioni - non solo in periodi elettorali -, che descrivono il senso di confusione, ma di ignoranza e la malafede che allontana sempre più le parole e le cose.
Nella conversazione che segue Francesco Sisci, sinologo e analista politico, discute con il direttore di Quaderni Radicale e Agenzia Radicale, Giuseppe Rippa, su alcuni degli aspetti paradossali che ci vengono forniti da soggetti politici, o pseudo tali, che vengono espressi senza pudore intellettuale e veicolati da una informazione corrosa e priva di senso critico.
- Linguaggio politico: frattura tra parole e cose. Conversazione con Francesco Sisci di Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)
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