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17/11/24 ore

Linguaggio politico: frattura tra parole e cose. Conversazione con Francesco Sisci di Giuseppe Rippa



George Orwell nel suo romanzo 1984 forniva uno strumento per comprendere come il linguaggio della politica sia la fotografia della situazione che si vive. I leader modificavano il proprio vocabolario per modellare i processi di pensiero delle masse. 

 

A pensarci bene, le cose non sono poi cambiate tanto al giorno d’oggi, anche se, a saperlo leggere e interpretare, è ancora più importante che in passato riflettere su questo linguaggio per decodificare e comprendere i caratteri della crisi che ci attraversa, pensando ad esempio alla massa di informazioni false alla portata di chiunque sia in Tv che in internet. 

 

Con l’immissione dei new media e dei social network, le presunti fonti sono diventate sempre, come è stato fatto rilevare, meno autorevoli e la verità è più legata all’atto di dirla anziché a ciò che si dice.

 

“Chi conserva l’abitudine di leggere un quotidiano - scriveva Daniela Fabbri su The Soundcheck - si sarà accorto che la politica parla soprattutto attraverso gli sloganper eccitare l’elettorato. Si tratta di un meccanismo ormai consolidato che punta tutto sull’immediatezza e sulla facilità di trasmettere un messaggio. I contenuti vengono spiegati sempre meno, spesso considerati troppo complessi da comprendere per le persone normali. Inutile spiegare la politica, meglio affidarsi a un linguaggio populista e banale. Sembra essere questo, nella maggior parte dei casi, il pensiero condiviso…”.

 

Jean Louis Marcel Charles detto Jean-Charles con il suo La fiera delle castronerie, raccolta di frasi involontariamente umoristiche, si rifaceva ai paradossali e esilaranti errori di sintassi o vere e proprie mostruosità letterarie. 

 

Ma oramai le parole nella politica, quelle dei suoi leader e del mondo dell’informazione sempre  più privo di deontologia professionale, è una sintesi perfetta di stupidità e malafede, ma anche di manifestazioni di vere e proprie falsificazioni - non solo in periodi elettorali -, che descrivono il senso di confusione, ma di ignoranza e la malafede che allontana sempre più le parole e le cose.

 

Nella conversazione che segue Francesco Sisci, sinologo e analista politico, discute con il direttore di Quaderni Radicale e Agenzia Radicale, Giuseppe Rippa, su alcuni degli aspetti paradossali che ci vengono forniti da soggetti politici, o pseudo tali, che vengono espressi senza pudore intellettuale e veicolati da una informazione corrosa e priva di senso critico.

 

- Linguaggio politico: frattura tra parole e cose. Conversazione con Francesco Sisci di Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)

 

 


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