Al dramma del catastrofico alluvione che ha colpito la Romagna, l’Emilia e non solo, sono seguite le consuete raffiche di parole vuote, prive di un minimo di consapevolezza della superficialità con cui è stato gestito il territorio, in particolare a livello regionale e locale.
Questa non intende essere un’affermazione retorica, ma una semplice constatazione che esistono precise responsabilità dell’intera classe politico-istituzionale per la mancata azione di previsione e prevenzione per intervenire su un territorio, quello italiano, che è per almeno un sesto della sua superficie dissestato.
Nel 1981, dopo il catastrofico terremoto in Irpinia, in Campania, in Basilicata, come radicali abbiamo tentato in tutti i modi di iscrivere nell’agenda politica dei partiti e delle istituzionali il tema dell’assetto idrogeologico e del rischio sismico.
Qualcosa riuscimmo ad ottenere (ricordiamo come nel convegno Quale protezione civile del 4/5 aprile del 1981 furono prodotte tutte le riflessioni e furono richiamate l’urgenza un intervento non più rinviabile) ma per il resto subito emerse la mancanza assoluta di volontà politica di tutti i cosiddetti attori politici (di sinistra, di destra, di centro…)
Quel Parlamento (se guardiamo a quello che resta oggi della massima istituzione legislativa si deve dire che era almeno meno scheletrico e vuoto di idee di quello di oggi) si mostrò indifferente a operare in quella direzione … Tutti gli emendamenti che miravano a stornare una miriade di spese consistenti, clientelari e assistenziali, e trasferirle per intervenire sull’assetto idrogeologico furono bocciati.
Se si vuole trovare a ritroso una matrice sull'assenza di responsabilità ai problemi che riguardano l’intera collettività forse si potrebbe partire da lì. Sarebbe anche un decalogo che evidenzia la volontà di annullare dal quadro politico ogni soggetto che definisse un modello cultura empirico, pragmatico, di governo della cosa pubblica liberale, riformatore, consapevole e responsabile…
Con Francesco Sisci, ricercatore senior presso l’istituto di studi europei nell’Università del popolo di Cina, che parla da Pechino, Giuseppe Rippa parla dell’assenza dell’assetto idrogeologico nell’agenda del quadro politico italiano e dell’unica volontà di compromessi dai miserabili profili che hanno accompagnato il percorso della nostra democrazia fittizia.
Ma anche del processo, irresponsabile per decenni, di tutta la classe politica esposta alla minaccia di perdere consenso nell’affrontare queste problematiche che contenevano anche la necessità di contrastare gli interessi particolari dei propri elettorati, indotti e abituati a mantenere una grade ignoranza sulla visione prospettica delle cose.
- Assetto idrogeologico: il grande assente. Conversazione con Francesco Sisci di Giuseppe Rippa
(Agenzia Radicale Video)
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