La “rivelazione” fatta da alcuni quotidiani (vedi il Corriere della Sera a firma di Francesco Verderami) che le spese per la Camera, nonostante il taglio di 230 seggi, sono rimaste invariate ha chiarito che la riduzione si è rivelata una autentica buffonata: nessuna riduzione dei finanziamenti!
La Camera con 400 deputati invece che 630 continuerà a percepire 943 milioni di euro anche nel 2023 e nel 2024 e di fatto il costo “pro capite” di ogni deputato passerà da 49.000 a 77.000 euro!!
Ci si è soffermati sulle ipocrisie del Movimento 5 Stelle e dell’ex presidente della Camera Roberto Fico, che di fatto ha confermato nella «previsione pluriennale», di lasciare invariata nel Bilancio la «dotazione» dello Stato deliberato dall'Ufficio di presidenza di Montecitorio. Questo con la complicità di tutti i partiti, di sinistra, di centro, di destra e di tutte le frattaglie che volta a volta si sono venute a formare.
Il vento dell’antipolitica, alimentato dal qualunquismo populista, da soggetti finanziari e dalla complicità dei subalterni mezzi di cosiddetta informazione, che aveva alimentata la inquietante campagna per la riduzione dei parlamentari, aveva spinto tutti, M5S, Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Partito Democratico, residui alogenici della sinistra massimalista, a partecipare alla campagna di distruzione delle istituzioni, chi per sciagurata e opportunistica convinzione, chi per vigliaccheria, chi per patetica e ondulante indecisione (vedi il PD che da oppositore della riduzione ha, con gli stessi protagonisti, sostenuto il contrario…).
Il tentativo disperato e nobile di quanti hanno cercato di scongiurare questa sciagurata scelta è stato inutile. Non sono serviti gli argomenti costituzionali, di diritto, di funzionalità delle istituzioni stesse, oltre che la denuncia della falsità della presunta riduzione dei costi, platealmente e inquietantemente smentita oggi dai fatti.
Il cinismo delle forze politiche, in alcuni casi la stupidità, si è manifestata proprio con il fatto che con la scellerata riduzione dei parlamentari non si è provveduto a far una legge elettorale che fosse in grado di corrispondere alla nuova e inopportuna scenografia del Parlamento.
Ecco allora che le istituzioni legislative e di controllo, già da tempo piegate dai loro errori e dall’antipolitica galoppante, non solo sono state rimpinzate da fedelissimi e paracadutati eletti del club dei residui, liquefatti gruppi “dirigenti” dei partiti, ma ratificano oggi che con questo nuovo scenario non esiste la già logora formula della “centralità del parlamento” e si va oltre il declino, che finirà per acuire la crisi di rappresentanza e legittimazione delle istituzioni, annullando ogni partecipazione democratica alle scelte dei cittadini, oggi schiacciati e in parte partecipi di questa decomposizione.
Con il numero 117 di «Quaderni Radicali» e gli interventi su «Agenzia Radicale» in cui mettemmo in primo piano come “Meno Parlamentari avrebbe comportato Meno Democrazia” si tentò di descrivere queste anomalie.
Il compianto Silvio Pergameno sottolineò come “ … il taglio dei parlamentari andava esaminato per le conseguenze che ne derivano e prima di tutto il fatto che con oltre trecento parlamentari in meno la “rappresentatività” ne resta duramente colpita (ad esempio un senatore ogni 300.000 abitanti…) ed escluse sarebbero soprattutto le minoranze, cioè in genere proprio le forze portatrici del nuovo…
Molte (e molto gravi) difficoltà sorgerebbero per il funzionamento della Camera e, raddoppiate, per il Senato a cominciare dalla formazione delle Commissioni, nella quali si svolge molta parte dei lavori parlamentari, come gravi dubbi si presenterebbero per il fatto che una costituzione non è una somma di articoli separati, ma un quadro complessivo che disegna un un certo stato e che le soluzioni date a tanti problemi, la formulazione data a tante norme si riflette su tante altre…”.
Un sistema informativo, che più di occuparsi di fornire informazioni, asservito al potere nelle sue facce, mira a formare e indirizzare le opinioni, fu refrattario a qualsiasi ipotesi di prestare attenzione a quello che stava accadendo, il centrodestra assecondò il delirio del M5S, il PD frastornato allora come oggi, dopo aver sostenuto la causa di non ridurre i parlamentari, in nome di un tatticismo senza idee e subalterno (alla ricerca di una alleanza con i grillini di ieri e di oggi), sponsorizzò con argomenti ridicoli come fosse utile la riduzione.
In questa vicenda emerge la profondità della crisi italiana.
Scrivemmo allora sulla rivista come “… abbiamo provato a descrivere il nostro punto di vista di quella che abbiamo chiamato la società delle conseguenze, quella società che si è venuta a stratificare e in cui ... le contraddizioni sono rimaste ingessate e mai risolte, che contiene in sé la crisi del welfare e il blocco di tutte le possibili sperimentazioni di una evoluzione in chiave liberale e democratica”. È solo in questo scenario che si può meglio comprendere come si è giunti a questa autentica idiozia di ritenere che il taglio dei parlamentari costituisca la ricetta per uscire dalla crisi…”.
Questo è l’armamentario di cui oggi il Paese dispone, non solo come classe politica, ma anche come classe burocratica, amministrativa, accademica, giudiziaria, professionale… L’omicidio dei soggetti politici liberali, laici, socialisti, radicali contiene in sé anche questo frutto velenoso.
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