Come è noto l’indice Rt (capacità di espansione della epidemia Covid-19) costituisce insieme a altri 21 criteri (per esempio: occupazione posti letto, ricoveri, casi sintomatici, casi nelle Rsa, ecc. ecc.) la base che definisce gli ingressi o le uscite delle Regioni e delle Province autonome (o solo una parte di esse) dalle zone rosse, arancione o gialla e che il Ministero della Salute, con una intesa con i presidenti delle singole Regioni (che in molti casi dicono di non essere al corrente di alcuni di questi criteri di fatto non noti…) decide con una ordinanza. Vi è poi anche un monitoraggio dello stesso Ministero della Salute con un report e il contributo dell’Istituto Superiore di Sanità, che forma il quadro di riferimento su cui si cataloga una Regione in modo graduale al rischio nei tre colori descritti.
La salute pubblica ovviamente, in questa drammatica pandemia, viene prima di tutto. Ma se le tappe di approssimazione alle scelte, nella prima fase dell’epidemia, erano scandite dall’indice R0 (zero) nelle definizione del potenziale di trasmettibilità e si giustificavano per l’assoluta imprevista e grave novità (tant’è che il lockdown nazionale fu diligentemente accettato da tutta la popolazione), le modalità di rilevamento della contagiosità dopo le applicazioni delle misure di contenimento nella fase due appaiono decisamente confuse, così come tutta l’impostazione circa la preparazione, i parametri per valutare la loro efficacia, e le scelte che con la raffica di Dpcm vengono fatte e che appaiono prive di adeguata capacità di previsione e indirizzo articolato, nel quale la obbligatorietà indiscussa della salute pubblica andrebbe comparata ai drammatici riflessi economici che la pandemia sta comportando.
È evidente che i 21 criteri che formano la base della decisione sono deteminanti nella definizione delle misure e delle restrizioni da attuare. Scelte evidentemente politiche che andrebbero fatte ovviamente una volta che il contributo tecnico scientifico fornisce la piattaforma di conoscenza per le scelte.
Che sono come è ovvio per la salute, ma per chi governa, con Decreti di emergenza propri della presidenza del Consiglio e fuori dal Parlamento, devono responsabilmente accompagnarsi a una graduale azione di coinvolgimento delle forze politiche, sociali, economiche e sindacali, ma anche su una base di chiarezza e definizione dei criteri di queste scelte, che stanno determinando riflessi sempre più pregnanti nella vita economica e psicologica dei cittadini. Che riguardano il futuro di tutti… Criteri e conoscenze molte speso ammantati da segretezze del tutto fuor di luogo.
Di questo vulnus di conoscenza ne parla, con il direttore di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale Giuseppe Rippa, il professor Giuseppe Moesch, già ordinario di Economia Applicata e Trasporti di Cagliari, del Politecnico di Milano e di Salerno, nell’audiovideo che segue.
Indice contagiosità Rt: le nostre vite definite al tempo del Covid-19 (Agenzia Radicale Video)
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