I sondaggi parlano chiaro: complice il ricordo del governo Berlusconi e nonostante il caos primarie, il Pd è il primo partito in Italia. Una buona leva a cui aggrapparsi per essere trainati in Parlamento. Così Antonio Di Pietro, stretto anche dal successo del Movimento grillino, oggi cerca disperatamente di ricucire le distanze, e, in poche parole, ripetere la mossa del 2008 - il patto stipulato con il Pd nella campagna elettorale - che permise a Italia dei Valori di conquistare 40 seggi in Parlamento.
L’accordo fu successivamente rinnegato con la decisione dell’ex magistrato di Mani Pulite di non creare un gruppo unico con il Pd, come promesso, ma di avviare una lenta, spesso pretestuosa opposizione allo stesso partito guidato allora da Veltroni. Dopo pochi mesi dalle politiche, le strade dell’Idv e del Pd già sembravano lontanissime. Un divario accentuato, più tardi, dalla decisione del gruppo di Bersani di sostenere il governo tecnico, e poi dalla demagogica campagna anti-Napolitano di Di Pietro.
Nel tradizionale incontro di questo fine settimana a Vasto, dal quale un anno fa emerse la tanto discussa foto con Bersani, Vendola e Di Pietro, il leader dell’Idv è parso invece più conciliante e si è detto disponibile a “fare un passo indietro” per rilanciare la coalizione del centrosinistra. In cosa consista il passo indietro è un mistero – il rapporto con il Pd? L’agenda di Monti (“peggio di Berlusconi”)? Gli attacchi al capo dello Stato? – e questo semplicemente perché una simile manovra non avrebbe niente a che fare con un chiarimento di idee e di contenuti, ma costituirebbe solo una opportunistica strategia elettorale. Il Partito Democratico pare averlo compreso, e il segretario Bersani ha ribattuto: “Di passi indietro nell'ultimo anno ne ho visti molti, è quasi sparito dall'orizzonte”.
Del resto che sia iniziata la campagna elettorale è evidente, se si guarda a un altro annuncio fatto da Di Pietro nel discorso conclusivo della festa a Vasto: “Via il mio nome dal simbolo del partito”. Attenzione, non alle elezioni in arrivo, ma “dopo”. Quando, cioè, tutti si saranno probabilmente dimenticati di questa svolta democratica.
Nonostante tutto Pippo Civati, consigliere regionale in Lombardia per il Pd e possibile candidato alle primarie, si dice convinto che “Di Pietro entro Natale rientra, adesso se ne diranno tante, ma l’approdo è quello”. Insomma, il bello deve ancora venire.
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