No, questa campagna elettorale non sta deludendo le attese. Tutto come previsto e ampiamente annunciato. Se vogliamo, si è andati anche oltre le più deprimenti aspettative.
Archiviata la questione programmi nella sezione favole da paese delle meraviglie, nel rush finale le forze in campo si concentrano sull'unico aspetto ritenuto incidente nella caccia all'indeciso: l'impresentabilità o presunta tale delle candidature.
Si cerca così di sedurre l'elettore con l'elenco di doglianze che riguardano l'avversario, invitando sostanzialmente a scegliere il meno peggio, ovviamente in base ai punti di vista. Si tratta del classico voto contro, a cui il sistema anti-politico italiano ci ha abituato, trovando per altro terreno fertile nel tessuto sociale diviso per tifoserie.
Lo spettacolo a cui assistiamo non è pertanto frutto del caso. Piuttosto, è come non mai lo specchio di un Paese che spesso premia e selezione il demerito, assecondando una spasmodica corsa al ribasso.
Non a caso Beppe Grillo, nell'ultimo post sul suo nuovo blog, parla del 4 marzo come di “un’occasione straordinaria, finalmente di non votare più il meno peggio ma votare i peggiori!”. Ovvero il M5S. Il Tragicomico gioca sull'ironia, per amore del paradosso. Ma non volendo, o forse sì, coglie esattamente un punto per nulla esaltante. (A.M.)
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