Conversazione con
Fabio Viglione
La tripartizione dello schieramento politico vede un fronte di destra, con una corposa presenza sovranista e lepenista; un fronte populista, pieno di ambiguità contraddistinto da qualunquismo e privo di cultura di governo, individuabile nel M5S; ed infine il polo, più volte oggetto di analisi, del PD nel quale – a livello per ora solo potenziale e teorico – ricadrebbe la possibilità di delineare una prospettiva riformatrice. Tuttavia, dobbiamo constatare come – sia a livello di azione di governo, sia dal punto di vista delle iniziative di partito – dentro il PD sono del tutto assenti i segni di una reale volontà di riforma del sistema politico. In special modo per quanto riguarda la tematica su vorremmo che esprimessi le tue opinioni: vale a dire la giustizia, partendo dalla considerazione che è proprio nella soluzione delle sue problematicità che risiede la chiave di volta per far uscire l’Italia dalla crisi che l’attanaglia. Purtroppo la questione giustizia sembra essere accantonata dal PD, come rivela anche il recente dibattito congressuale conclusosi con la rielezione alle primarie di Matteo Renzi.
I recenti tentativi di riforma nel settore giustizia sono stati caratterizzati dall’assenza di coerenza interna e dall’incapacità di scegliere una strada precisa. Se consideriamo il cosiddetto “pacchetto giustizia”, dove si trovano gli interventi relativi alle modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, e all’ordinamento penitenziario, non possiamo non scorgere titubanze ed incoerenze. Ritengo che lo sforzo prodotto con le ultime iniziative legislative non possa ritenersi soddisfacente ed abbia denunciato evidenti limiti. Sembra un insieme di norme prive di una direzione coerente rispetto a quelle scelte che una forza politica che si presenta come forza di cambiamento, di modifica degli squilibri in cui versa l’amministrazione della giustizia, deve poi assumere.
Più che altro, rilevo, è emersa la volontà di dare risposte emotive a una serie di disservizi e dislivelli critici nel comparto giustizia. Risposte che però lasciano molto perplessi; non a caso il dibattito parlamentare è stato negli ultimi tempi un po’ azzerato, con il ricorso all’uso della fiducia, che ha sostanzialmente essiccato ogni fecondità di dibattito. In questo senso è difficile trovare una sintesi delle riforme avanzate e si rimane prigionieri di proposte bloccate su apparenti semplificazioni sistemiche che deprimono le garanzie reali del giusto processo. Per tacere poi, delle difficoltà applicative. Ci sono dei punti sui quali è bene essere chiari...
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