L’intervista che l’ex assessore all’Urbanistica di Roma, Paolo Berdini, ha rilasciato a Massimiliano Coccia è emblematica per certi versi di come Radio Radicale vada sempre più uniformandosi allo stile informativo prevalente, senza nemmeno preoccuparsi di difendere le ragioni storiche, culturali e politiche dell’essere radicali.
Al termine dei venti minuti di colloquio, durante i quali Berdini ha avuto modo di testimoniare il suo sconcerto circa la distanza fra il dire e il fare della politica grillina, l’ex assessore esprime grande stima e riconoscimento per Colomban, l’assessore alle Partecipate in procinto di abbandonare anch’egli la giunta capitolina.
Nel farlo dice: “pur non condividendo molte delle sue idee liberiste…” , quasi che si sorprenda che una persona degna e valida possa essere liberista. Nonostante il marchio negativo del “liberismo”, si può essere dotati di qualità insomma.
Ecco, ad essere indicativo è il fatto che l’interlocutore di Berdini non ha alcuna reazione di fronte a ciò. Dopo anni che Pannella usava la triade di aggettivi “liberale, liberista e libertario”, come un unicum che definiva la politica radicale, si lascia passare come se nulla fosse il vizio mentale, cresciuto e nutrito dentro la sinistra italiana di matrice marxista, che storce ancora il naso di fronte alla cultura liberale e al liberismo (di enaudiana memoria s’intende…).
Si rinuncia così alla battaglia per chiarire in modo definitivo i guasti di oltre mezzo secolo di consociativismo e Radio Radicale finisce per farsi megafono dell’anti-pannellismo. Bel paradosso. (L.O.R.)
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