Fa discutere la decisione dell’europarlamentare Sonia Alfano (Idv) e del senatore Giuseppe Lumia (Pd) di visitare alcuni boss della mafia in carcere, detenuti in regime di 41bis. I due parlamentari, secondo quanto svelato dal Corriere della Sera, da fine maggio avrebbero tenuto una serie di colloqui con Bernardo Provenzano, storico boss corleonese, Francesco Bidognetti, capo dei Casalesi, e Antonino Cinà, il medico di Riina ed ora imputato per la presunta trattativa Stato-mafia, mentre sarebbe fallito il tentativo di incontrare Filippo Graviano, uno dei capi di Cosa Nostra.
Lo scopo delle visite, come ammesso dai due parlamentari, era quello di convincere i boss a collaborare con lo Stato nei processi in corso e di aiutare a fare chiarezza proprio sull’ipotetica trattativa tra Stato e mafia dei primi anni ’90.
Come ricorda Giovanni Biancone nell’articolo sul Corriere, “di norma i colloqui investigativi con i detenuti per saggiarne la disponibilità al pentimento spettano al procuratore nazionale antimafia, alla polizia giudiziaria o ai magistrati autorizzati dal ministro della Giustizia; i rappresentanti degli organismi elettivi, invece, possono entrare nelle carceri per verificare le condizioni di detenzione”.
“Dal contenuto delle relazioni su questi due colloqui, però – fa notare sempre Biancone – emerge che il senatore e l'eurodeputata hanno parlato di molto altro”. Emerge, infatti, dalle relazioni dei responsabili della polizia penitenziaria finite nelle mani del quotidiano e dalle stesse dichiarazioni dei parlamentari, uno scopo ben diverso dalla semplice verifica delle condizioni di detenzione. Basta notare, ad esempio, il riferimento di Antonino Cinà alla tanto discussa trattativa Stato-mafia: “Quanto alla presunta trattativa, il detenuto ha spiegato che il suo accusatore Massimo Ciancimino ha fornito versioni contrastanti che ne dimostrerebbero l'inattendibilità”.
Il ministro della Giustizia Paola Severino, in una nota ha fatto sapere che “sono state segnalate all'autorità giudiziaria le relazioni di servizio in cui si faceva riferimento a colloqui parlamentari-detenuti in regime di 41 bis”. Nella nota si aggiunge che, “sempre dallo scorso 3 agosto, il Guardasigilli ha dato disposizione all'Ufficio di gabinetto del ministero affinché, attraverso il capo del Dap i direttori degli istituti fossero sensibilizzati a una puntuale osservanza delle disposizioni previste dall'articolo 67 dell'ordinamento penitenziario che regola le visite dei parlamentari negli istituti penitenziari, sollecitando l'intervento diretto o l'interruzione della conversazione qualora essa travalichi i limiti della visita e si trasformi in colloquio su procedimenti in corso”.
I deputati radicali hanno presentato una interrogazione al Ministro della Giustizia proprio per avere delucidazioni sull’accaduto. In proposito Maurizio Turco ha dichiarato: “Ci sono state visite anomale nella forma, nei tempi e nelle modalità. Solo chi ha un particolare lasciapassare può permettersi di trattenersi con i detenuti in 41bis, di parlar d'altro che delle condizioni di detenzione, di farlo in una lingua diversa dall'italiano, di sostituirsi ai magistrati. Se Lumia e Alfano, come i Blues Brother, sono in missione, per conto di chi lo sono? Se fosse una libera iniziativa sarebbe molto più grave. Ed inquietante”.
Alfano e Lumia, in risposta alle polemiche, hanno addirittura affermato che “abbiamo fatto quello che tutti i politici dovrebbero fare”. Secondo i due parlamentari, insomma, tutti i politici dovrebbero presentarsi nelle carceri per invitare al pentimento i boss della mafia, dando vita ad una sorta di crociata giudiziaria, violando il più basilare principio democratico della separazione dei poteri.
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