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23/12/24 ore

Italia dei valori, Di Pietro contro tutti (o quasi)


  • Andrea Spinelli Barrile

Crescono i malumori nel partito di Antonio Di Pietro, da quando il capogruppo alla Camera Massimo Donadi ha messo in discussione il “no” a prescindere del partito sulle politiche di Mario Monti. Dopo una fase di apparente quiete infatti sempre Donadi è tornato alla carica domenica scorsa con un'intervista rilasciata a 'L'Unità', riservando parole dal sapore di divorzio.

 

Il capogruppo Idv ha ricordato a Di Pietro la foto di Vasto come “punto di partenza” che andrebbe “allargato ad altre forze politiche” mentre questi, dopo aver politicamente flirtato con il governatore Nichi Vendola, si getta oggi sulle sponde dell'antipolitica a cinque stelle, strizzando l'occhio (in maniera decisamente evidente) al genovese Beppe Grillo, nonostante la mediazione di Casaleggio non sia, per ora, andata a buon fine.

 

Ma la vera tegola per l'ex pm è arrivata ieri da Elio Lannutti, presidente Adusbef e co-fondatore dell'Idv, che ha scritto al “caro Antonio” una vera e propria lettera di dimissioni: “io con te ho chiuso, non condivido gli attacchi al Pd, alle istituzioni e primo tra tutti al presidente Napolitano; vuoi scavalcare a destra Grillo” si legge nella missiva.

 

Il senatore Lannutti, garantendo che non si ricandiderà ma che resterà come indipendente in Senato fino a fine legislatura, ha ricordato il “fuoco e fiamme per andare a Vasto” ed il lungo lavoro politico buttato al vento a causa delle sparate del capo. Lannutti ricorda a Di Pietro che chi ha sostenuto la procura di Trani nel procedimento che ha portato al rinvio a giudizio di due dirigenti di Moody's è lo stesso cavallo politico che oggi avvalora le tesi dell'agenzia di rating “solo per attaccare Monti”.

 

E poi i casi clamorosi degli Scilipoti, dei Razzi (dei Porfidia, aggiungiamo noi di Agenzia Radicale). E non è finita qui: sulle stesse posizioni di Donadi e Lannutti ci sono anche altri nominati nelle liste dell'Idv: il chiassoso Barbato, considerato storicamente dallo stesso Di Pietro un “apolide interno”, ma anche il vicecapogruppo Borghesi.

 

Già a dicembre da una squadra di 29 deputati nominati l’Idv si ritrovava in 22 alla Camera; se i nuovi addii venissero confermati si scenderebbe sotto la quota critica di 18 deputati per avere un proprio gruppo parlamentare. Anche il cognato del capo, Gabriele Cimadoro, non ha mancato di manifestare il suo dissenso, perorando la causa di Formisano, Evangelisti, Piffari (segretari regionali campano, toscano e lombardo), Di Stanislao, Palomba e persino Zazzera in Puglia. Intanto Di Pietro ha trovato la sua spiegazione al dissenso: “chi critica vuole prendere il mio posto”.

 

Andrea Spinelli Barrile


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