In una recente conversazione con il direttore di Radio Radicale Paolo Martini, Geppi Rippa discute dei temi presenti nel numero 109 Quaderni Radicali, rivista quasi quarantennale di cultura politica, commentando i contributi presenti con un occhio alle ultime evoluzioni del quadro politico nazionale.
Il primo piano del fascicolo è “Un domani al Partito democratico”. Che il governo tenga o meno, le prospettive del PD non sono rosee in vista del congresso imminente; le scorse elezioni hanno portato alla luce una crisi profonda che si perde nel passato e rischia di compromettere gravemente il futuro del maggiore partito della sinistra italiana.
Molti dei contributi nell’ultimo numero di Quaderni Radicali (speciale agosto 2013), in linea con discorsi già affrontati in precedenza, rintracciano nella genesi e nel corredo cromosomico del Partito Democratico anche la sua debolezza strutturale; la realizzazione del "compromesso storico" con la fusione delle due componenti, quella post-comunista e democristiano-sociale e l'espulsione e l’eliminazione di quelle componenti liberali, laiche, socialiste e radicali che era la base del Partito Democratico che prospettavano i radicali nel 1996 (vedi il n. 50/51 di QR) hanno schiacciato il "nuovo" partito in una posizione di dipendenza dalla struttura corporativa e clientelare che alimentava la partitocrazia italiana costringendolo a rimanere nell'ambito di un perfetto ed improduttivo continuismo rispetto alla triste storia politica di questo paese.
Dalle ancora incomprensibili dimissioni di Veltroni alle ultime dichiarazioni di D'Alema, il PD, perdendosi nei mille rivoli delle sue correnti e sottocorrenti (tutte figlie di subculture politiche, come dice Biagio de Giovanni), non riesce ad individuare che nella marginalizzazione di quella componente liberale vi è la base della crisi perenne della sinistra e della riduzione delle questioni politiche a screzi da regolamento condominiale.
Una capitolazione non spiegabile solo con una crisi di leadership e non risolvibile scommettendo sul vecchio-nuovo Renzi di turno. Un chiaro esempio della gravità di questa situazione è il fatto che una questione come quella della giustizia giusta e dei referendum radicali diventi paradossalmente di "destra" e che nessuno a sinistra riesca ad uscire da quel giustizialismo becero e da quelle scheletricità che divengono concime e non solo terreno fertile per la crescita di quei movimenti di ribellismo fine a se stesso che poi strutture come quella di Grillo riescono ad utilizzare facilmente in funzione di un accaparramento del potere
La cosa imbarazzante è che tra le “improbabili” dichiarazioni di D'Alema riportate dal Fatto c'è quella giusta, inquietantemente, semplice e candida definizione dello stato della stampa italiana che nella più riduttiva delle ipotesi fa pensare i lettori di queste pagine.
Tutti gli elementi sono dispiegati per l'ennesima non risoluzione della questione liberale…ma quanto potrà durare?
Un futuro al Partito democratico, intervista di Paolo Martini a Geppi Rippa (da radio radicale.it)
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