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03/05/24 ore

Nozze Gay, la bega del Partito democratico



I matrimoni gay dividono il Pd. Il fatto non è poi così nuovo. Si conoscono infatti le differenze fra le due anime di un partito, con dna catto-comunista, su temi scabrosi come quello delle unioni civili, di fatto e/o omosessuali che in passato hanno partorito proposte di legge con acronimi bizzarri (Pacs,Dico, Didore…).

 

 

La bega, come l’ha definita Bersani, all’ultima Assemblea nazionale dei democratici è nata perché la presidenza dell’organismo si è rifiutata di mettere ai voti una mozione fin troppo spinta in tema di coppie di fatto e nozze gay, dopo l'approvazione di un altro documento, che Enrico Fusco, delegato della Puglia, definisce “arcaico, irrispettoso, offensivo per la dignità delle persone”,  contro cui hanno votato in 38 tra i quali Ignazio Marino, Ivan Scalfarotto, Sandro Gozi e Paola Concia.

 

Rosy Bindi ha spiegato ai cronisti i termini della questione: "Non si poteva votare quel documento dal momento che con il primo, già votato, avevamo escluso le nozze tra gay perché la Costituzione non le prevede".

 

In compenso, proprio per mediare allo scontro che ha visto in prima linea, l’uno contro l’altra, la pasionaria cattolica e Paola Concia, è stata inserita una postilla che riconosce "pari dignità legale e sociale" ai gay: un compromesso che non ha poi soddisfatto molto gli scontenti.

 

A un certo punto è intervenuto anche Pierluigi Bersani, nel tentativo di placare gli animi esagitati di chi minacciava di strappare addirittura la tessera. «Nel momento in cui – ha detto il segretario Pd - per la prima volta il partito prende l'impegno ad una regolamentazione giuridica delle unioni, vedo gente che dice vado via».

Fine della bega. Per ora. (A.M.)


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