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16/11/24 ore

Zanda e Speranza, le novità non nuove del Pd


  • Ermes Antonucci

Luigi Zanda e Roberto Speranza sono i nuovi capigruppo al Senato e alla Camera del Partito Democratico. Vale la pena, a questo punto, soffermarsi sui trascorsi di queste due figure, per comprendere le ragioni che hanno spinto a tali scelte.

 

Luigi Zanda, classe 1942, è stato segretario e portavoce di Francesco Cossiga dal 1976 al 1980, nonché consigliere e vicepresidente del Gruppo Espresso. Dal 1995 e il 2000 è presidente e ad dell’Agenzia per il Giubileo, scelto dal sindaco di Roma Francesco Rutelli.

 

È proprio nelle fila della Margherita che prima diventa consigliere d’amministrazione Rai (2002), e poi fa il suo primo ingresso in Senato (2003), attraverso delle elezioni suppletive convocate dopo la morte del senatore Severino Lavagnini. Vince senza avversario, dato che la Casa delle Libertà non riesce a raccogliere le firme sufficienti per il suo candidato. Risulta quindi eletto con il cento per cento dei suffragi, ma con la più bassa percentuale di partecipazione al voto dell’intera storia repubblicana, il 6,47 per cento.

 

L’elezione di Zanda assume un significato rilevante se si considerano le difficoltà che il Pd è costretto ad affrontare per la costruzione di una maggioranza parlamentare. Zanda, infatti, è considerato il “pontiere” tra il Pd e il Movimento 5 Stelle, colui che ha la responsabilità di scardinare le resistenze grilline per cercare di giungere ad un minimo accordo di governo.

 

Non a caso è stato Zanda ad avere il primo contatto con gli eletti del movimento, in un incontro tenuto il 12 marzo scorso a Palazzo Madama. Anche per mostrarsi accomodante nei loro confronti, forse, il neocapogruppo si è detto pronto a votare l’ineleggibilità di Silvio Berlusconi, sulla scia dell’appello lanciato da Micromega.

 

Se Zanda è stato eletto per acclamazione durante la riunione del partito, una spaccatura è emersa invece per l’elezione di Roberto Speranza come capogruppo alla Camera. Bersani aveva proposto di votare anche Roberto Speranza per acclamazione, ma l’ex margherita Luigi Bobba si è opposto chiedendo il voto segreto come prevede lo statuto del gruppo (e per Zanda?). Risultato: 200 voti a favore di Speranza, 53 schede bianche e una trentina le nulle.

 

Ma chi è Speranza? Roberto Speranza, 34 anni, viene definito un bersaniano doc, un giovane cioè del quale il segretario democratico può contare sul massimo sostegno. È stato prima segretario regionale e poi presidente nazionale della Sinistra giovanile, movimento giovanile dei Democratici di Sinistra. A 25 anni è stato eletto consigliere comunale a Potenza, e nel 2009 segretario regionale del Pd in Basilicata. Nelle elezioni di febbraio ha svolto il ruolo di coordinatore della – certamente poco brillante – campagna elettorale del Pd, ed è stato eletto deputato come capolista in Basilicata.

 

La scelta di Speranza è stata innanzitutto dettata dal rifiuto del capogruppo uscente Dario Franceschini di accettare una proroga del proprio incarico, una possibilità circolata nei giorni scorsi e bocciata anche dall’ormai ex-capogruppo in Senato Anna Finocchiaro: “Serve continuare il cambiamento”.

 

Non sono state, comunque, solo le modalità di voto a generare polemiche sull’elezione di Zanda e Speranza. Giuseppe Civati, che già ha annunciato di voler correre per la segreteria del Pd nel prossimo congresso, riferendosi a Speranza ha parlato di “rinnovamento pilotato, imposto”, e ha calcato la mano sul fatto che “sono stati eletti due capigruppo che non hanno partecipato alle primarie”.

 

Dunque, il cambiamento interno al partito democratico ha per ora le facce di un grand commis, che ha navigato tra lo Stato, il parastato, l’industria e la finanza private e di un giovane di belle speranze che sembra percorrere le tappe che furono dei giovani rampolli dell’istituto di studi comunisti delle Frattocchie.


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