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16/11/24 ore

Grillo, già scricchiola il castello di sabbia a 5 stelle


  • Ermes Antonucci

Quando sabato scorso una parte dei deputati del Movimento 5 Stelle ha deciso di votare per Pietro Grasso alla presidenza del Senato, non rispettando le direttive del partito, cioè di Grillo, si era subito compreso che la vicenda non si sarebbe chiusa lì. E infatti ad oggi, lunedì, il movimento è ancora immerso nel caos più totale. Ma facciamo un passo indietro.

 

Siamo alla quarta votazione per la presidenza e in Senato emerge il ballottaggio tra l’ex procuratore nazionale antimafia e Renato Schifani. I grillini si riuniscono per due ore, a porte chiuse e senza trasmettere l’incontro su internet. Al termine della riunione, inframmezzata da applausi ma anche da alcune urla, il primo candidato del M5S a Palazzo Madama, Luis Orellana, spiega che “non si è raggiunta l’unanimità sulla decisione del voto al ballottaggio”.

 

La maggioranza stabilisce di continuare sulla strada della scheda bianca, ma c’è chi teme che in questo modo si possa favorire indirettamente Schifani. Un problema non indifferente, soprattutto per i siciliani, che ammettono: “Se vince Schifani quando torniamo a casa a noi siciliani ci fanno un mazzo tanto...”. Alla fine Grasso vince il ballottaggio, con 14 voti in più di quelli a disposizione della coalizione di centrosinistra, provenuti quindi dalla Lista Civica di Monti o dal Movimento di Grillo.

 

Il leader genovese non ci sta e tuona dalle pagine del blog: “Nel ‘Codice di comportamento eletti Movimento 5 Stelle in Parlamento’ sottoscritto liberamente da tutti i candidati, al punto Trasparenza è citato: Votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S. Se qualcuno si fosse sottratto a questo obbligo ha mentito agli elettori, spero ne tragga le dovute conseguenze”.

 

Inondato dai commenti, in gran parte negativi, il post diventa in poco tempo il più discusso di sempre sul blog del comico. E mentre qualcuno sostiene che alcuni commenti sfavorevoli siano stati censurati e cancellati dallo staff della Casaleggio Associati, i primi “dissidenti” iniziano ad uscire allo scoperto.

 

Giuseppe Vacciano, senatore del M5S dichiara di aver votato Pietro Grasso, contravvenendo alle indicazioni del gruppo: ‘Lunedì e martedì sarò a Roma per discutere l’opportunità delle mie dimissioni...Se si cercano i colpevoli di 'alto tradimento ai principi del M5S', ecco, uno l'avete trovato”.

 

Un altro senatore, Francesco Campanella, ammette: “Sì, ho votato Grasso. E con me altri. Perchè la distanza con il personaggio Schifani era ed è enorme”. Francesco Molinari, invece, lancia un messaggio chiaro a Grillo: “Meno reazioni isteriche e più fiducia!”. Ma le polemiche non accennano a placarsi.

 

Vito Crimi, il capogruppo del movimento al Senato, confessa che “non me la sento di criminalizzare quelli che hanno votato Piero Grasso”, tuttavia si allinea alle parole di Grillo: “Se fossi al loro posto, io rimetterei il mandato nelle mani dei miei elettori. Direi: ‘Ho fatto una cazzata, ho violato una norma’, e chiederei in Rete se posso avere una seconda possibilità”.

 

Posto di fronte alla prima reale sfida politica, se così può essere definita l’elezione di una carica istituzionale, il castello di sabbia a 5 stelle ha già iniziato lentamente a sgretolarsi. Resta da vedere ora il modo con cui Grillo tenterà, ancora una volta, di ricompattare il proprio movimento. Ricordando i precedenti, le aspettative faticano ad essere positive.


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