Una delle notizie che ha avuto maggior risalto negli ultimi giorni arriva da Parma: Iren, la società multiutility che gestisce il nuovo inceneritore di Uguzzolo, ha comunicato il via libera agli impianti che presumibilmente andranno a regime entro due/tre di mesi.
Le promesse elettorali del sindaco Pizzarotti, il primo eletto eccellente nella "conquista di Stalingrado" del M5s, si sono infrante come lo tsunami su Fukushima: lui, che aveva impostato la campagna elettorale proprio attorno a quel "tumorificio" (dannoso, costoso ed inutile, su questo non ci piove) si trova ora a dover fare i conti con il primo fallimento da sindaco.
"Ci vediamo a Berlino!" scriveva trionfalmente Beppe Grillo sul suo blog il 21 maggio 2012, dopo la vittoria di Federico Pizzarotti a Parma; su questo la storia gli ha dato ragione, è innegabile, ma su quell'inceneritore occorre precisare alcune cose.
Andiamo con ordine: il 21 maggio Beppe Grillo scriveva sul suo blog: "Una grande vittoria che abbiamo già avuto è che a Parma l'inceneritore non si farà più. Questa è una grandissima vittoria. Non volevano fare il referendum? Il referendum lo abbiamo fatto con queste elezioni. Oggi avete questa grande sicurezza: in una città straordinaria come Parma non si farà l'inceneritore."
La "notizia" data da Grillo avrà sicuramente alleviato le preoccupazioni dei parmigiani, come anche quella battaglia ha sicuramente contribuito in modo inequivocabile e corposo all'ascesa del sindaco a cinque stelle: una "notizia" che si è rilevata falsa, almeno all'atto pratico.
C'è da dire che il sindaco ha maldestramente tentato di rovinare la festa ad Iren: a nulla sono valse le travolgenti inchieste della Procura di Parma sulle nomine nella multiutility, il sequestro dell'impianto (poi revocato dal Tribunale del Riesame), i tentativi di accordo tra il sindaco e la società, la nomina di Raphael Rossi a Presidente del Cda (su indicazione proprio di Pizzarotti), il nuovo ricorso della Procura in Cassazione, su cui è atteso il verdetto: l'inceneritore che non s'aveva da fare si farà. Anzi, è già pronto.
Lo avevamo scritto in tempi non sospetti: l'inceneritore di Parma, è inevitabile, si accenderà perchè il problema non era ciò che volevano non fare Grillo o Pizzarotti, che sul tema si è trovato, una volta eletto, completamente spiazzato; la competenza su quell'impianto non è mai stata del Comune ma della Provincia di Parma che, tra penali milionarie da pagare (e il rischio di ritrovarsi un ecomostro completato ed inutile sul groppone), la necessità politica di quell'impianto e l'incapacità di una classe politica di affrontare il problema dei rifiuti (in Emilia come altrove), ha preferito procedere.
Il sindaco sull'impianto Iren non ha avuto grande voce in capitolo, ma non per suo demerito: si tratta di competenze che o il candidato Pizzarotti non conosceva (ed è grave) o ha preferito ignorare in campagna elettorale (cosa ben più grave).
Non un peccato mortale il primo, per carità, ma in un Paese in cui oggi M5s è il primo partito è evidente che occorre ponderare molto bene proposte, promesse, battaglie e campagne elettorali: "Quello che proponiamo noi è la non apertura dell’inceneritore, visto che sembrerebbe che non ci sia un contratto che ci vincoli, e quindi sarà opera della magistratura indagare quali sono le cause che hanno portato a questa opera non voluta. Proponiamo una diversa gestione dei rifiuti per essere indipendenti dal termovalorizzatori" diceva Pizzarotti in campagna elettorale.
La tanto decantata "trasparenza" e la chimera del "merito" partono da qui, politicamente parlando: dal conoscere ciò che si promette e, se eletti, dal mantenerlo. Il resto è malapolitica, al pari della restituzione dell'Imu: in base alle normative europee, entro il 2020 questi impianti dovranno essere spenti (proroghe permettendo).
Inoltre l’incenerimento, anche se in impianti di ultima generazione, produce pur sempre diossine e polveri sottili in quantità inversamente proporzionali: se si abbattono le prime si incrementano le seconde; questi sono i temi politici: che senso ha spendere centinaia di milioni di euro per un'opera che, quella si, è "morta" prima ancora di nascere?
Il resto è demagogia. Pizzarotti e Grillo hanno fatto o i conti senza l'oste o hanno mangiato (in termini elettorali) sapendo di non poter pagare il conto: delle due l'una. Ora "dovranno passare sul cadavere di Pizzarotti" scriveva il comico: la stampa, in parte, già lo sta facendo. O forse è lo stesso sindaco che, seduto in riva al torrente Parma, attende pazientemente di veder passare il suo cadavere.
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