Sarà forse per quella classica deformazione professionale da professore bocconiano che porta a voler sviluppare in più riprese un concetto, a voler chiarire, a voler spiegare meglio a chi non ha capito o a chi non ha ben fatto i compiti a casa, sta di fatto che la sintesi del pensiero quotidiano di Mario Monti su questo o quell’altro tema in agenda risulta impresa notevole. In tal senso il 20 febbraio 2013 risulta emblematico.
Di buon mattino le agenzie battevano, come si abusa dire oggi, un endorsement del leader di Scelta civica per Emma Bonino: “una candidata molto buona al Quirinale, una di quelle persone di cui ce ne vorrebbero di più".
Qualche ora dopo, intervistato da Repubblica, Monti procedeva all’errata corrige:«Bonino non è la mia candidata. Io un candidato l’ho, non è una donna e conosce bene quel palazzo dove ha esercitato la funzione di presidente della Repubblica per sette anni. Può sembrare una persona anziana ma sappiamo tutti che non lo è: con vera gioia rivoterei Giorgio Napolitano».
Non è finita qui. Perché non solo la leader radicale, anche Pierluigi Bersani incassava la sua ormai razione quotidiana di bastone e carote. Anche per lui di prima mattina venivano infatti pronunciate lusinghiere parole : «Credo che Bersani possa governare molto bene, ma al di là dei ministeri che ha retto in passato, anche lui non è comprovato e dovrà essere comprovato come presidente del Consiglio».
Poi la rettifica di metà giornata: «non c’è nessun dialogo in corso; né endorsement o benedizioni di cui Bersani non ha bisogno da parte mia. Ho detto che di Berlusconi ahimé la capacità di governo è stata già testata molte volte, in modo negativo a giudizio mio e di tanti. Quella di Bersani come premier non è stata ancora testata. Come persona, da ministro Bersani ha fatto bene… Devo ritenere che come persona abbia le qualità necessarie. Ho molta difficoltà però a ritenere che con la coalizione di cui è il leader possa governare efficacemente facendo davvero le cose che servono a trasformare l’Italia in una economia ed in una società più dinamica ed equa».
Infine, nel tardo pomeriggio arrivava la stoccata finale, intervistato dall’Adnkronos: «La Merkel teme l’affermarsi di partiti di sinistra soprattutto in un anno elettorale per lei, credo che non abbia nessuna voglia di vedere arrivare il Pd al governo».
Ma la serata riservava il colpo di scena. Merkel, tramite il suo staff, smentiva di essersi espressa sulle elezioni italiane, costringendo Monti all’ennesima precisazione: “non attribuisco dichiarazione”. (A.M.)
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