di Antonio Trinchese
Le discussioni, polemiche e prese di posizione sui drammatici eventi di questi ultimi tempi in Medio Oriente hanno rinfocolato e diffuso ulteriormente narrazioni deformate, manipolate, sulla storia di quelle terre, che inevitabilmente alimentano l’odio tra i popoli, come se ce ne fosse ulteriore bisogno.
Per questo ho pensato di postare alcune carte geografiche e cenni storici relative alla storia di quella regione, fermandomi alla metà del secolo scorso.
Gli antichi Romani nel 135 d.C., dopo aver stroncato la seconda insurrezione ebraica (detta di Bar-Kochba) della provincia della Giudea, massacrando circa la metà della popolazione ebraica presente nell’Impero, rinominarono tale provincia Syria Palaestina.
Lo fecero con risentimento, come punizione, per cancellare il legame tra gli Ebrei (in ebraico, Y'hudim e in latino Judaei) e la provincia (il cui nome ebraico era Y'hudah).
"Palaestina" si riferiva ai Filistei, il popolo che si scontrò con gli Ebrei ben noto dal racconto biblico, il cui nome deriva da una parola ebraica dal significato di “invasori”: provenivano, infatti, dal mare e occuparono la costa della regione in questione; non erano di lingua semitica, come gli Ebrei o gli Arabi.
Il termine "Palestina" è stato utilizzato per millenni come nome di quella regione geografica, in alternativa a quello di “Terra Santa”, nelle varie lingue, o a “Eretz Israel” per gli Ebrei. Nessuna nazione si è mai chiamata “Palestina”, fino alla metà del XX secolo.
Gli arabi a volte usavano le parole arabe per "Terra Santa", ma non coniarono mai un nome unicamente arabo per il territorio; Filastin è la pronuncia araba della terminologia romana, “Alfilastiniayn”, ovvero “Palestinesi”, non indica alcun legame con gli antichi Filistei, deriva solo dalla denominazione romana della regione. La Palestina era anche chiamata dagli Arabi Surya al-Janubiyya, ovvero Siria meridionale.
La Palestina era attraversata dal fiume Giordano. Era comune chiamare una sponda Palestina occidentale e l'altra Palestina orientale. Prima della prima guerra mondiale, nessun libro descriveva quel fiume come confine orientale della Palestina.
La Palestina orientale era anche nota come Transgiordania, che significa "oltre il Giordano". In altre parole, il fiume Giordano non delimitava la Palestina, ma la divideva in due.
La regione geografica “Palestina", dai confini non ben definiti, per i 400 anni precedenti la prima guerra mondiale fece parte dell'impero ottomano. In quell'impero, era divisa tra diverse province e governatorati e non ha mai costituito un'unica unità amministrativa.
Durante la Grande Guerra del 1914-1918, l'impero ottomano combatté al fianco di Germania e Austria-Ungheria contro gli Alleati, risultando sconfitto e dissolto. Nell'aprile 1920 la Società delle Nazioni assegnò alla Francia il mandato di governare la Siria, incluso il Libano. Assegnarono due mandati alla Gran Bretagna, uno per la Mesopotamia (ora Iraq) e uno per la Palestina (attuali Israele, Giordania, Cisgiordania e Gaza).
L’art. 25 della delibera della Società delle Nazioni specificava che lo scopo del secondo mandato era quello di garantire alla popolazione ebraica una sua patria, nel rispetto delle altre popolazioni presenti.
Il mandato di Palestina, pertanto, fu diviso dai britannici in una parte dove creare questa patria ebraica, ad ovest del fiume Giordano, che denominarono “Palestina”, equivalente al 23% del territorio, ed una dove era vietato agli ebrei creare nuovi insediamenti, ad est del Giordano, costituente il 77% del territorio, che denominarono “Transgiordania”. Fino agli anni ’40 del XX secolo “Palestinesi” era un termine comunemente usato per definire gli Ebrei che vivevano nel mandato di Palestina.
Per riassumere: "Palestina" è stata a lungo universalmente intesa come comprendente la terra su entrambe le sponde del fiume Giordano. La Palestina orientale è ora il regno di Giordania. Le mappe della Palestina mandataria che includono solo la Palestina occidentale sono fuorvianti perché l'emirato della Transgiordania faceva parte della Palestina mandataria, governata dall'alto commissario britannico per la Palestina con sede a Gerusalemme dal 1921 fino a quando l'emirato è diventato un regno indipendente nel 1946.
Come è noto, nel 1947 gli arabi (Paesi indipendenti e arabi palestinesi) avevano rifiutato un piano dell’ONU, che operava una ulteriore suddivisione del territorio destinato dalla Società delle Nazioni alla formazione di una patria ebraica, sulla base delle aree a prevalente presenza della popolazione ebraica, destinando al nuovo Stato ebraico il 12% dell’originario mandato di Palestina, lasciando agli arabi il restante 88%.
Dopo la guerra d'indipendenza israeliana del 1948-49 gli Arabi rimasero con il controllo del 77% dell’originario mandato di Palestina, ovvero la Transgiordania, cui si aggiungevano la Cisgiordania (che si unì alla Transgiordania, divenendo “Giordania”) e la striscia di Gaza, controllata dall’Egitto, giungendo all’83% del mandato di Palestina.
La storia dimenticata del termine “Palestina”
È opportuno precisare che la popolazione ebraica presente nel mandato di Palestina non aveva in precedenza esercitato funzioni di governo, non aveva espropriato terre, non ne aveva il potere, ma le aveva regolarmente acquistate: non era una conquista, ma un’immigrazione.
Secondo i registri catastali del Mandato, alla fine dello stesso circa il 76% della superficie terrestre tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo era terra demaniale. Il restante 24% era più o meno equamente suddiviso tra i seguenti gruppi:
1. Proprietari terrieri arabi assenti che vivevano al di fuori del Mandato per la Palestina, 8% circa;
2. Arabi locali che vivevano sulla loro terra, sia come individui che collettivamente come clan/tribù, 8% circa;
3. Terre di proprietà ebraica, sia da privati che dal Fondo nazionale ebraico (Keren Kayemet), 8% circa.
Preparato nel dicembre 1945 e nel gennaio 1946
Oltre al Catasto, la forte presenza ebraica “prima della nascita dello Statto di Israele” è testimoniata dai Registri Fiscali:
Tasse sulla proprietà urbana e rurale pagabili nel 1942-1943:
Arabi £ 351.000
Ebrei £ 448.000
Totale £ 799.000
Preparato nel dicembre 1945 e nel gennaio 1946
Nel 1947, l’anno precedente l’indipendenza di Israele, c'erano circa 630.000 ebrei (32,0%) nella Palestina mandataria/Israele, su una popolazione totale di 1.970.000. Andando indietro, i dati sono i seguenti:
1931 - 175.000 ebrei (16,9% del totale; popolazione totale 1.033 milioni)
1922 - 82.000 ebrei (10,9% del totale; popolazione totale 752 mila)
1914 - 94.000 (13,4% del totale; popolazione totale 689 mila)
1890 - 43.000 (8,08% del totale; popolazione totale 532 mila)
1800 - 7.000 (2,5% del totale; popolazione totale 275 mila)
1690 - 2.000 (0,8% del totale; popolazione totale 232 mila)
1530 - 5.000 (3,1% del totale; popolazione totale 157 mila)
I numeri esatti prima del 1530 sono difficili da trovare. Gli ebrei erano una minoranza della popolazione totale tra il IV secolo d.C. e il XIV secolo d.C., a causa di una serie di invasioni della regione e di espulsioni o massacri di ebrei.
La popolazione ebraica fluttuava durante ondate di espulsioni, invasioni, emigrazioni e ritorni. Tuttavia, c'era sempre una comunità ebraica di qualche tipo. Prima del IV secolo d.C. (l'anno 300 e prima) gli ebrei erano una maggioranza demografica nella regione.
Cambiamenti demografici e transizioni politiche Demografia in Israele/Palestina: tendenze, prospettive, implicazioni politiche
Da notare che nel territorio dell’attuale Israele e Palestina, dove oggi vivono 14 milioni e mezzo di persone, nel 1800 vivevano solo 275.000 abitanti: una regione decisamente scarsamente popolata, con circa un cinquantesimo della popolazione attuale.
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