“Io, arabo e musulmano di nascita, cultura ed educazione tradizionale marocchina, non riesco a trovare le parole per dire quanto sono inorridito da ciò che i militanti di Hamas hanno fatto agli ebrei - scriveva su Le Point Tahar Ben Jelloun -. La brutalità, quando colpisce donne e bambini, diventa barbarica e non ha scuse né giustificazioni… La causa palestinese è morta il 7 ottobre 2023, assassinata da elementi fanatici, impantanati in un’ideologia islamista della peggiore specie…”.
Il 7 ottobre 2023 sembra essere stato espulso dalla lettura dei tragici avvenimenti in Medio Oriente…
Tutto sembra circoscritto nella cronaca dell’intervento (su cui è ovviamente legittimo avere un’opinione diversa) dell’esercito israeliano a Gaza per colpire i militanti e i gruppi dirigenti dei terroristi di Hamas che ricorrono, senza scrupoli, a utilizzare come scudi umani la popolazione palestinese nella striscia da sempre vittima della oppressione dei leader dei terroristi, veri e propri massacratori dei diritti del popolo palestinese.
Poi dopo le tante morti si assiste al barbaro omicidio di sei ostaggi catturati il 7 ottobre 2023. Nel frattempo per solidarietà con i familiari dei sequestrati i cittadini israeliani scendono in piazza per protestare contro il premier israeliano Netanyahu accusato di non avere dato, nei precari negoziati, l’assoluta priorità al rilascio immediato dei prigionieri, a qualunque costo (anche con rischi terribili di vedere l’attuale capo di Hamas Sinwar assurgere a eroe per aver piegato il nemico Israele, che nei suoi sogni e nei desideri del gruppo terroristico - vedi lo statuto di Hamas - deve essere definitivamente annullato, fatto fuori, distrutto …).
Ma chi manifestava - a conferma che Israele è una democrazia - aveva pieno diritto, e la solidarietà al dolore dei familiari era una cosa fondamentale. Cosa che non possono fare i cittadini palestinesi di Gaza e Cisgiordania nei conforti dei quali vi è l’azione assassina dei vertici del gruppo terroristico se mai si ribellassero.
Lo stato d’animo dei cittadini israeliani, nelle tensioni tra dolore per gli ostaggi e bisogno di sopravvivenza, viene analizzato dal prof. Andrea Yaakov Lattes, docente presso il Yaad Academic College di Terl Aviv, nella conversazione per Agenzia Radicale Video con Giuseppe Rippa, direttore di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale.
(Agenzia Radicale Video)
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