Le aggressioni, i progrom, le guerre (si pensi alle violenze armate contro l’Ucraina e al conflitto scatenato da Hamas contro Israele), che drammaticamente ci accompagnano ancor di più in questi ultimi mesi e anni (non dimenticando i tanti conflitti, sanguinosi e massacratori, che sono in atto in tantissime parti del mondo), fanno emergere un dubbio sull’effettivo ruolo dell’ONU, che si presenta paralizzato e paralizzante, con limiti strutturali e organizzativi, pieno di anacronismi e ambiguità, che finiscono per annullare il suo ruolo, o quello che dovrebbe essere il suo ruolo.
Con lo statuto adottato il 26 giugno 1945, al termine della Conferenza di San Francisco, gli stati partecipanti avvertirono l’urgente necessità di istituire l’Organizzazione internazionale delle Nazioni Unite dopo l’epocale tragedia della seconda guerra mondiale e consapevoli di quello che era stato il fallimento della Società delle Nazioni nata alla fine del grande massacro della prima guerra mondiale.
L’impasse in cui si trova l’ONU è evidente e pericoloso. Le Nazioni Unite si adeguano con difficoltà alla nuova dimensione in cui i popoli e le persone, con la loro dignità e i loro diritti, sono protagonisti e molto spesso attori impotenti dei rapporti internazionali.
La domanda che emerge immediata è: la composizione e l’azione dell’ONU è compatibile con la sua ipotetica missione di mantenimento della pace della sicurezza internazionali? Si prenda ad esempio uno dei suoi organismi principali, il Consiglio di Sicurezza.
La decisione di affidare il sistema di sicurezza collettiva a un organo ristretto, a composizione elitaria, riflesso degli equilibri internazionali in un dato momento, e poi il diritto di veto che i membri permanenti hanno e che risultano oramai evidentemente riflesso di equilibri obsoleti, si scontra con alcuni evidenti inammissibili contraddizioni (si pensi alla Russia che aggredisce l’Ucraina e che con il suo veto paralizza ogni azione dell’ONU stesso per qualsiasi suo intervento).
(Copertina di Quaderni Radicali novembre/dicembre 2004)
Riformare l’ONU, allora. Ecco l’imperativo. Solo che è da tempi immemorabili che se ne parla e non ha portato da nessuna parte. I progetti di riforma del Consiglio di Sicurezza rischiano di essere impraticabili perché sono la proiezione degli interessi e aspirazioni dei membri che ne fanno parte in modo permanente e non di una vera riforma dell’Organizzazione delle Nazioni Unite…
É evidente che ogni riforma deve nascere non da una Commissione che se ne occupi. Occorre che dai problemi che ci sono (e quanti! E quanto rilevanti!) nasca una volontà politica, un processo politico, un movimento politico…
Quella che segue è l’audiovideo di una conversazione per Agenzia Radicale Video con Mihail Dpbre (diplomatico, già Ambasciatore presso la Santa Sede della Romania e professore di Politica estera, diplomazia e relazioni internazionali presso la Facoltà di Storia dell’Università di Bucarest), con Giuseppe Rippa direttore di Quaderni Radicali (rivista che ha dedicato molti numeri alla importanza dell’ONU e alla sua crisi) e Agenzia Radicale.
- Aggressioni e guerre: alla ricerca dell’ONU da riformare. Conversazione con Mihail Doble con Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)
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