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24/12/24 ore

Gli equilibri mondiali passano in Africa, il continente dimenticato. Conversazione con Luciano Pollichieni di Giuseppe Rippa



L'Africa con la sua “catena di colpi di Stato”, dal Gabon al Niger, con le turbolenze in Burkina Faso, Sudan, Algeria, lo stesso Egitto, Libia, Algeria, Marocco, rappresenta il continente che maggiormente ha implicazioni per l’Italia l’Europa e in particolare per la Francia che ha una antica influenza proprio nel Sahel.

 

Per decenni sono stati o del tutto assenti o con politiche impregnate di colonialismo, in modo particolare nella comprensione delle implicazioni che nello scacchiere geopolitico strategico queste vicende avevano e hanno. Quali conseguenze può avere questa assenza, per le implicazioni socio-economiche, e ancora quali rischi queste inadeguatezze possono comportare considerando i riflessi fondamentali relativi alle risorse che ci riguardano e alle vicende dei flussi migratori?

 

Il dramma israeliano e la barbarie di Hamas, terroristi che sono i veri responsabili della deriva della causa palestinese, aggiungono ulteriori elementi drammatici a una scenografia dai caratteri terribili non solo per l’Occidente ma per gli equilibri mondiali. 

 

Della questione africana, della sua incidenza nello scenario mondiale attraversato appunto da venti di guerra e instabilità, delle sue implicazioni nei precari equilibri del mondo sia nello scenario del continente “dimenticato” sia in quello Medio Orientale  ne discute in Agenzia Radicale Video con Giuseppe Rippa, direttore di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale, Luciano Pollichieni, collaboratore della rivista di geopolitica Limes e analista della Fondazione Med-Or che opera la sua ricerca sui Paesi dell’area del Mediterraneo allargato fino al Sahel, Corno d’Africa e Mar Rosso (“Med”) e del Medio ed Estremo Oriente (“Or”).

 

Ecco allora anche un flashback sul recente passato…

 

Quando Marco Pannella lanciò la campagna contro lo stermino per fame nel mondo, nei suoi interventi al 25° Congresso (straordinario) del Partito Radicale tenutosi a Roma il 5, 6 e 7 novembre 1981, furono in molti a ritenere che si trattasse di un ballon d’essai lanciato in aria lontano dagli interessi reali delle persone o di un palloncino per saggiare la direzione del vento … per saggiare le reazioni dell’opinione pubblica. 

 

“… Che significherebbe tacere? - diceva -, … sarebbe possibile essere credibili nella propria volontà di governare la pace, la libertà, il diritto, se non siamo capaci di ricordare che è diritto positivo - Stato di Diritto - il diritto alla vita, il diritto al cibo…”.

 

La lotta contro la fame, la denutrizione, il sottosviluppo, non era solo, allora come oggi, un imperativo morale ma anche un imperativo economico e politico. Imperativo morale ma anche imperativo economico che ha come suo presupposto il concetto di interdipendenza. 

 

Interdipendenza fra Paesi industrializzati, tra paesi industrializzati detentori di tecnologie e carenti di materie prime e di fonti energetiche e paesi in via di sviluppo, produttori di materie prime e di energie ma carenti di tecnologie.

 

Interdipendenza tra Paesi industrializzati i cui mercati sono ormai saturi e non sono più in grado di stimolare il processo produttivo e paesi in via di sviluppo i cui mercati conservavano (allora, nel 1980, ma ancora oggi ndr) ancora enormi potenzialità di animare un autonomi processo produttivo per vivificare le economie stanche dei paesi industrializzati, fondamentalmente occidentali…

 

 

- Gli equilibri mondiali passano in Africa, il continente dimenticato. Conversazione Pollichieni/Rippa

(Agenzia Radicale Video)

 

 


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