Con 64 seggi su 120 della Knesset, secondo lo spoglio definitivo dei risultati delle elezioni legislative tenutesi il 1 novembre scorso, l’ex primo ministro Benyamin Netanyahu, con il gruppo dei partiti che lo hanno sostenuto, ha vinto le elezioni in Israele.
Il Likud è il primo partito con 32 seggi, secondi i centristi di Yair Lapid con 24 seggi, poi Sionismo religioso (la destra dell’ambiguo e per molti preoccupante Itamar Ben Gvir, diventato il terzo più numeroso e apparentemente destinato a un ruolo cruciale nel governo che Benjamin Netanyahu cercherà di formare) con 14 seggi. Secondo i dati diffusi dalla Commissione elettorale, il ‘Campo istituzionale' di Benny Gantz, centrista, è il quarto partito con 12 seggi seguito dagli ortodossi sefarditi di Shas (11) e dagli ortodossi ashkenaziti dell'Unione della Torah (7). Israel Beitenu – partito laico di Avigdor Lieberman – ha ricevuto 6 seggi; due liste arabe – gli islamici di Raam e il partito di sinistra Hadash-Taal – hanno conquistato entrambi 5 seggi. Il partito laburista di Merav Michaeli ha avuto 4 seggi.
Questi i dati che il sito Fanpage riporta, aggiungendo che la responsabile dello spoglio dei voti Orly Ades ha detto che i risultati ufficiali saranno pubblicati mercoledì, quando saranno consegnati al capo dello Stato Isaac Herzog. Gli aventi diritto di voto erano 6.788.804, la percentuale di voto è stata del 70,6 per cento. I voti validi sono stati 4.763.694.
I cittadini israeliani sono stati chiamati per la quinta vota in circa tre anni e mezzo al voto e questo descrive la complessa situazione che ha visto la più alta affluenza alle urne da decenni nel Paese. Un anno e mezzo fa Netanyahu era stato sconfitto da una coalizione di otto partiti (di destra, di centro, di sinistra ed anche una formazione araba) e guidata prima da Naftali Bennett e poi, da luglio, da Yair Lapid.
“Nell’attuale realtà politica israeliana - scrive su Globalist Umberto di Giovannangeli - non c’è alcun dibattito politico tra opposti schieramenti. Le parole sinistra e destra rimbalzano da tutte le parti vuote di significato, utili solo come arma per infangare gli oppositori…”.
Anna Mahjar-Barducci, giornalista, scrittrice, ricercatrice senior del Memri e collaboratrice da sempre di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale, conversando con Giuseppe Rippa, fa le prime riflessioni su questo voto, in attesa degli sviluppi che la complessa situazione descrive.
- Prime riflessioni sul voto in Israele: conversazione con Anna Mahjar-Barducci di Giuseppe Rippa
(Agenzia Radicale Video)
(foto di copertina da Sole 24Ore)
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