Quella che segue è la lettera del Presidente Macron agli europei (4 marzo 2019) scritta dal capo di una Repubblica presidenziale (o meglio semi-presidenziale) come quella francese, ma non avrebbe ai potuto essere scritta dal Presidente di una Repubblica parlamentare come quella Italiana. La costituzione francese della Quinta Repubblica conferisce al Presidente ampi poteri esecutivi, anche se non la piena direzione dell’esecutivo come quella americana, mentre nella costituzione del nostro paese il Presidente della Repubblica è un’autorità soprattutto di garanzia.
Per questo carattere, la costituzione francese dà al popolo il potere di eleggere il capo dello stato, mentre quella italiana lo affida al Parlamento: il risultato è stato che la diffidenza per l’esecutivo che caratterizza la nostra democrazia ha finito per trasformare una democrazia parlamentare in una democrazia assembleare, ma in realtà una democrazia largamente dominata dal sistema dei partiti, e di partiti in conflitto con se stessi (come il referendum del 4.12.2016 ha ampiamento dimostrato).
Il documento conferma la linea “europeista” di Macron, già ampiamente sostenuta durante la campagna per le elezioni presidenziali di due anni fa e delinea un orientamento che tiene ampiamente conto della crisi che l’Europa sta vivendo: vuole lasciare spazio alla possibilità di espressione di tutte le tendenze, con possibilità operative, comunque, per tutte.
È in sostanza l’apertura di un processo di un’Europa a più velocità che non blocca nessuno. Macron sa, e lo dice chiaramente nella lettera, che l’Europa è la risposta all’Europa divisa e conflittuale del secolo passato, cioè alle guerre che hanno visto protagoniste la Francia e la Germania e che quindi la chiave del discorso europeo è il rapporto fra questi due paesi, ma delinea un campo aperto in cui ciascuno possa fare le sue scelte e la possibilità di darvi corso.
Ma in sostanza mira a salvaguardare, per quanti credono nell’Europa, la possibilità di andare avanti.
Non chiude agli inglesi, anche se è spaventato dalla Brexit, alla quale non concede alcuna giustificazione, ma assicura loro un posto. “Dentro”, ovvio. Ma nessuno spazio al sovranismo. [S.P.]
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Per una Rinascita europea
di Emmanuel Macron
Cittadini d’Europa,
Se prendo la libertà di rivolgermi direttamente a voi, non è solo in nome della storia e dei valori che ci adunano. E’ perché c’è urgenza. Fra alcune settimane le elezioni europee saranno decisive per l’avvenire del nostro continente.
Mai dalla Seconda guerra mondiale l’Europa è stata tanto necessaria. E tuttavia mai l’Europa è stata tanto in pericolo.
La Brexit ne è il simbolo. Simbolo della crisi dell’Europa, che non ha saputo rispondere ai bisogni di protezione dei popoli di fronte ai grandi choc del mondo contemporaneo. Simbolo, anche dell’insidia europea. L’insidia non è l’appartenenza all<unione europea; sono la menzogna e l’irresponsabilità che possono distruggerla.
Chi ha detto agli inglesi la verità sul loro avvenire dopo la Brexit? Chi ha loro parlato della perdita dell’accesso al mercato europeo? Chi ha evocato i rischi per la pace in Irlanda con il ritorno alla frontiera del poassato? Il ripiegamento nazionalista non propone nulla; è un rigetto senza progetto. E questa insidia minaccia tutta l’Europa: gli sfruttatore della collera, sostenuti dalle false informazioni, promettono tutto e il contrario di tutto.
Di fronte a queste manipolazioni, noi dobbiamo mantenerci saldi in piedi. Fieri e lucidi. Dire prima di tutto cos’è l’Europa. E’ un successo storico: la riconciliazione di un continente devastato, in un progetto inedito di pace, di prosperità e di libertà. Non dimentichiamolo mai. E questo progetto continua a proteggerci oggi: quale paese può agire da solo di strategie aggressive di grandi potenze?
Chi può pretendere di essere sovrano, da solo, di fronte ai giganti del digitale?Come potremmo resistere alle crisi del capitalismo finanziario senza l’euro, che è una forza per tutta l’Unione?
L’Europa sono anche queste migliaia di progetti del quotidiano che hanno cambiato l’aspetto dei nostri territori, questo liceo rinnovato, questa strada costruita, l’accesso rapido a internet che arriva, infine. Questa lotta è un impegno di ogni giorno, perché l’Europa come la pace non sono mai acquisite. In nome della Francia io lo assolvo senza posa per fare progredire l’Europa e difendere il suo modello. Noi abbiamo dimostrato che ciò che ci si diceva inaccessibile, la creazione di una difesa europea o la protezione dei diritti sociali, era possibile.
Ma bisogna fare di più, più rapidamente. Perché c’è l’altra insidia, quella dello statu quo e della rassegnazione. Di fronte ai grandi choc del mondo, i cittadini ci dicono molto spesso: “Dove è l’Europa? Che fa l’Europa?” essa è diventata ai loro occhi un mercato senza anima. Ora l’Europa non è un mercato, è un progetto. Un mercato è utile, ma non deve far dimenticare la necessità di frontiere che proteggono e di valori che uniscono.
L’Europa: perché è la civiltà europea che ci unisce, ci libera e ci protegge. Ma anche coloro che non vorrebbero cambiare nulla si sbagliano, perché negano le paure che attraversano i popoli, i dubbi che minano le nostre democrazie. Ci troviamo in un momento decisivo per il nostro continente: un momento in cui collettivamente dobbiamo reinventare politicamente, culturalmente le forme della nostra civiltà in un mondo che si trasforma, E’ il momento della Rinascenza europea. Così, resistendo alle tentazioni del ripiegamento e delle divisioni, io vi propongo di costruire insieme questa Rinascita intorno a tre ambizioni: la libertà, la protezione e il progresso.
Difendere la nostra libertà
Il modello europeo riposa sulla libertà dell’uomo, la diversità delle opinioni, della creazione. La nostra prima libertà è la libertà democratica, quella di scegliere i nostri governanti, laddove, a ogni scrutinio, potenze straniere tentano di pesare sui nostri voti.
Io propongo che sia creata un’agenzia europea di protezione delle democrazie che fornirà esperti europei a ciascun membro per proteggere il suo procedimento elettorale contro gli attacchi cibernetici e le manipolazioni. In questo spirito di indipendenza, noi dobbiamo anche interdire il finanziamento dei partiti politici europei da parte di potenze straniere. E con regole europee dobbiamo bandire da internet tutti i discorsi di odio e di violenza, perché il rispetto dell’individuo è il fondamento della nostra civiltà di dignità.
Proteggere il nostro continente
Fondata sulla riconciliazione interna, l’Unione europea ha dimenticato di prendere in considerazione le realtà del mondo. Ora, nessuna comunità crea sentimento di appartenenza se non ha dei limiti che la proteggano. La frontiera è la libertà messa in sicurezza, Perciò noi dobbiamo riconsiderare lo spazio Schengen: tutti coloro che vogliono partecipare debbono assolvere delle obbligazioni di responsabilità (controllo rigoroso delle frontiere) e di solidarietà (una stessa politica di asilo, con le stesse regole di accoglienza e di rifiuto).
Una polizia di frontiera comune e un ufficio europeo dell’asilo, obbligazioni strette di controllo, solidarietà europea alla quale ogni paese contribuisce, sotto l’autorità di un “Consiglio europeo di sicurezza”, interna: io credo, di fronte alle migrazioni, a un’Europa che protegge insieme i suoi valori e le sue frontiere.
Le stesse esigenze debbono applicarsi alla difesa. Importanti progressi sono stati realizzati da due anni a questa parte, ma dobbiamo fornire delle regole chiare: un trattato di difesa e sicurezza dovrà dettare i nostri obblighi indispensabili, legati alla NATO e agli alleati europei: aumento delle spese militari, clausola di mutua difesa resa operativa, “Consiglio di sicurezza europeo” che associ il Regno Unito per preparare le nostre decisioni collettive.
Le nostre frontiere devono anche assicurare una giusta concorrenza. Quale potenza al mondo accetta di proseguire i suoi scambi con coloro che non accettano alcuna delle sue regole? Noi non possiamo subire senza dire nulla. Dobbiamo riformare la nostra politica della concorrenza, riformare la nostra politica commerciale: sanzionare o interdire in Europa le imprese che attentano ai nostri interessi strategici e ai nostri valori essenziali, come le norme ambientali, la protezione dei dati e il giusto pagamento dell’imposta ed adottare, nelle industrie strategiche e nei mercati pubblici, una preferenza europea come fanno i nostri concorrenti americani e cinesi.
Ritrovare lo spirito del progresso
L’Europa non è una potenza di secondo rango. L’Europa intera è un’avanguardia: essa ha sempre saputo definire le norme del progresso. Per questo essa deve sostenere un progetto di convergenza più che di concorrenza. L’Europa, dove è stata creata la sicurezza sociale, deve instaurare per ogni lavoratore, dall’Oriente all’Occidente e dal Nord al Sud uno scudo sociale che gli garantisca la stessa remunerazione sullo stesso luogo di lavoro e un salario minimo europeo, adattato a ciascun paese e discusso ogni anno collettivamente.
Riannodare con il filo del progresso è anche prendere la guida della battaglia ecologica. Potremo guardare in faccia i nostri figli se non onoriamo anche il nostro debito climatico? L’Unione europea deve fissare la sua ambizione: “zero carbone nel 2050”, “dimezzamento dei pesticidi nel 2025” e adattare le sue politiche a questa esigenza: Banca europea del clima per finanziare la transizione ecologica; forza sanitaria europea per rinforzare i controlli dei nostri alimenti contro la minaccia delle lobby, valutazione scientifica indipendente delle sostanze pericolose per l’ambiente e la salute…Questo imperativo deve guidare tutta la nostra azione: dalla Banca Centrale alla Commissione Europea, dal bilancio europeo al piano di un investimento per l’Europa tutte le nostre istituzioni debbono avere il clima per mandato.
Il progresso e la libertà è poter vivere del proprio lavoro: per creare degli impieghi l’Europa deve anticipare. E’ per questa ragione che essa deve non solo regolare i giganti del digitale, creando una supervisione europea delle grandi piattaforme (sanzione accelerata degli attacchi alla concorrenza, trasparenza dei loro algoritmi…), ma anche finanziare l’innovazione dotando il nuovo “Consiglio europeo dell’innovazione” di un ufficio paragonabile a quello degli Stati Uniti, per prendere la guida delle nuove rotture tecnologiche, come l’intelligenza artificiale.
Un’Europa che si proietta nel mondo deve esser girata verso l’Africa, con la quale dobbiamo stringere un patto per l’avvenire, assumendo un destino comune, sostenendo il suo sviluppo in maniera ambiziosa e non difensiva: investimenti, partenariati universitari, educazione delle giovani…
Elezioni europee della domenica 26 maggio 2019: modalità di utilizzo
Libertà, protezione, progresso. Dobbiamo costruire su questi pilastri una Rinascita europea. Non possiamo permettere che i nazionalisti senza soluzione sfruttino la collera dei popoli. Non possiamo essere i sonnambuli di un’’Europa spossata, restare sospesi tra routine e incantesimo: l’umanesimo europeo è un’ esigenza di azione. E ovunque i cittadini chiedono di partecipare al cambiamento.
Allora, da questo momento alla fine dell’anno, con i rappresentanti delle istituzioni europee e degli stati, diamo vita a una “Conferenza per l’Europa” al fine di proporre tutti i cambiamenti necessari al nostro progetto politico, senza tabù, sia pure la revisione dei trattati. Questa Conferenza dovrà associare dei campioni rappresentativi dei cittadini, concedere audizioni a professori universitari, partner sociali, rappresentanti religiosi e spirituali. Essa dovrà definire una road map per l’Unione europea, traducendo in azioni concrete queste grandi priorità. Si manifesteranno disaccordi, ma è preferibile un’Europa irrigidita o un’Europa che avanza forse a differenti ritmi restando aperta a tutti?
In questa Europa i popoli avranno veramente ripreso il controllo del loro destino; in questa Europa il Regno Unito, ne sono sicuro, troverà tutto il suo posto.
Cittadini d’Europa,
L’impasse della Brexit è una lezione per tutti. Usciamo da questa insidia, diamo un senso alle prossime elezioni e al nostro progetto. A voi decidere se l’Europa, i valori di progresso di cui è portatrice debbono essere nella storia qualcosa di più di una parentesi. E’ la scelta che vi propongo per tracciare insieme il cammino di una Rinascita europea.
Emmanuel Macron
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