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26/12/24 ore

Baviera: perché i verdi


  • Silvio Pergameno

Credo di dovermi scusare con i lettori di “A.R.” se per  la terza volta torno a parlare delle elezioni in Baviera, che in fondo è solo una regione della Germania, quando nel nostro paese abbiamo problemi grossi con un governo che vorrebbe tanto essere spendereccio (una tentazione che sicuramente alberga in ogni governante, almeno nel fondo dell’anima…), ma poi non è affatto sicuro che ci riesca o almeno in tanti lo sperano, per evitare grossi guai.

 

Ma il fatto è che queste elezioni regionali in Germania sono la spia di cambiamenti di rilievo che possono avere una portata che va oltre la situazione tedesca, dov pure i due partiti di governo, i Cristiano Democratici in unione con i Cristiano sociali e i Socialdemocratici sono afflitti da grossi problemi. E i socialdemocratici in particolare sembrano piombati in una sorta di limbo politico, mentre nella sinistra del paese fanno capolino i Verdi.

 

I Verdi si ripresentano un po' rinnovati, con un’ecologia più realistica e meno ideologica di un tempo, in una Germania che ha concreti problemi “ambientalisti” da affrontare, come le centrali a carbone che tuttora funzionano o lo scandalo dei dieseltruccati…(roba da terzo mondo, vicenda che nessuno si sarebbe aspettato dalla Germania…).

 

I Verdi sono poi decisamente sostenitori dell’integrazione europea e questa è una posizione che tocca decisamente un tratto fondamentale per il rinnovamento della sinistra, concerne il suo stesso di essere: la scelta di una democrazia liberale ed europeista oggi è un problema di fondo per la sinistra in Europa, come lo fu nel 1914 la scelta nazionale (quando fu abbandonata l’impostazione internazionalista del socialismo delle origini).

 

I Verdi nelle elezioni bavaresi hanno raggiunto quasi il 18 per cento, ma anche nel resto della Germania sono dati a livelli simili, ed è un fatto che dovrebbe sollecitare l’interesse dei socialisti italiani e francesi sia in relazione alla crisi nella quale si dibattono, sia su un terreno di scelte più immediate, su come cioè affrontare lo scontro alle elezioni europee del prossimo anno, dove ci potrebbe essere  il rischio (non piccolo) di una rappresentanza socialista molto…nordica, lontana quindi dai problemi dell’Europa meridionale, ma anche centrale, a quel che pare.

 

La faccenda, quindi, non riguarda avvenimenti e problemi lontani da quelli di casa nostra, perché questi verdi connotati da alcuni caratteri nuovi forniscono alcune indicazioni che ci riguardano tutti. In questo senso l’intervista lasciata da Joschka Fischer al “Corriere della sera” di ieri ha una sua importanza, anche se non affronta un problema centrale per una sinistra che vuole rinnnovarsi, quello cioè del modo di essere partito movimento, sindacato… problema con il quale ci siamo confrontati, come radicali, per molto tempo, compiendo degli avanzamenti, ma senza arrivare a soluzioni definitive.

 

Quello che manca soprattutto nella sinistra attuale, anche quella che vuol essere europeista, è l’emergere di una proposta proprio per far compiere un vero passo avanti nell’integrazione del continente, e cioè la creazione di un vero partito di sinistra europeo, che non sia solo un contatto tra partiti e movimenti nazionali, ma che sia un vero partito, che si faccia carico collegialmente, discuta e deliberi su tutti i problemi di tutte le nazioni, partito nel quale i livelli nazionali siano in sostanza una sorta di Federazioni.

 

Il potere, il potere nelle democrazie, è oggi nelle mani dei partiti e dei movimenti che – quali attori centrali della vicenda elettorale - collegano i cittadini con le istituzioni. Quando i “5 Stelle” sostengono la necessità della democrazia diretta e la interpretano (con una certa astuzia) come un obbligo degli eletti e dei governanti di tradurre le richieste dei cittadini in leggi, decreti, spesa pubblica… fanno sostanzialmente un ragionamento fin troppo superficiale e pieno di buchi; ma è però evidente che se si vuol andare avanti con la costruzione dell’Europa è proprio dal livello dei partiti che bisogna muoversi.

 

I partiti attuali, calibrati nella loro dimensione nazionale, discutono e operano dal un punto di vista nazionale che li condiziona, e questo è un handicap che deve essere superato.

 

Monaco … Chemnitz … elezioni in Baviera

 

 


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