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05/12/25 ore

Massimo D’Alema e la sua profezia: ‘Israele produce odio!’


  • Luigi O. Rintallo

Le frasi pronunciate dall’ex premier ed ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema, durante un incontro a Campiglia Marittima dell’11 agosto, sono una cartina tornasole di come sia cambiata la posizione di molta sinistra italiana su Israele e il conflitto in Medioriente.

 

Secondo D’Alema, “fra un anno, due anni, tre anni metteranno le bombe nei treni. Sono le immagini di quello che accade a Gaza che segnano una generazione nell’odio. E questo odio lo pagheremo noi”. 

 

In sostanza il punto di vista del direttore di «Italiani Europei» non differisce da quello degli ayatollah iraniani, che indicano nella reazione israeliana il principale fattore di instabilità dell’area mediorientale e, così facendo, dà una giustificazione degli eventuali atti terroristici che – a suo dire – si verificheranno in Italia e in Europa di qui a poco.

 

In che senso queste osservazioni di D’Alema rappresentano un punto di svolta rispetto alla posizione tradizionale delle forze di sinistra rispetto alla questione arabo-israeliana? Dai tempi della prima Repubblica, tanto il Partito socialista di Craxi quanto il Partito comunista concordavano almeno nel ritenere essenziale il dialogo con il mondo arabo e palestinese, ma al contempo difendevano Israele come avamposto della democrazia in quell’area del mondo. Né va dimenticato che, da parte sua, il leader radicale Marco Pannella promuoveva il coinvolgimento di Israele nella stessa UE.

 

La differenza fondamentale con l’attuale presa di posizione dalemiana, è che allora gli interlocutori erano gli esponenti dell’Olp quanto meno laicizzata di Arafat e non gli estremisti del fanatismo islamico di Hamas. Appiattirsi sulla politica del gruppo terrorista che schiavizza i palestinesi della striscia di Gaza significa schierare la sinistra su un fronte anti-democratico e perfino anti-storico, in quanto dimentichi del fatto che nel 1948 furono i leader islamici a rifiutare la nascita dello Stato palestinese a fianco di quello ebraico, proprio perché altrimenti avrebbero dovuto accettare la presenza di Israele e riconoscerne lo stato.

 

Una volta abbandonata l’originaria linea di condotta, oggi la sinistra italiana si colloca al seguito del culto di morte dei jihadisti suicidi e delle organizzazioni del radicalismo islamico che mirano a distruggere l’esistenza stessa di Israele. 

 


 

Quella della sinistra pro-pal che sfila nelle nostre città, arrivando a discriminare e perseguitare gli ebrei in quanto persone, è una scelta altrettanto suicida sul piano politico.

 

Tanto più che, come avviene in altri campi, non tiene conto dei dati di fatto della realtà per cui già ora gran parte del mondo musulmano non è affatto intenzionato a sostenere il radicalismo degli stragisti del 7 ottobre

 

Contrariamente alle convinzioni di D’Alema non esiste un “mondo arabo” animato da un odio verso tutto l’Occidente: tutt’altro, anche se in un contesto decisamente complicato. Bene farebbe la sinistra italiana a ritornare sui suoi passi e battersi davvero perché si acceleri un’evoluzione in senso liberale in tutto il Medioriente. Riuscirà mai a capirlo?

 

 


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