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18/11/24 ore

Germania antieuropea?


  • Giuseppe Rippa

Valutare con calma è doveroso, ma dopo gli squilli di tromba per una Europa che sulla tragedia della invasione russa in Ucraina aveva dato manifestazione di compattezza e unità di intenti, ecco che sull’urto degli sviluppi della situazione degli aiuti all’Ucraina e sul gas, emergono chiari i segni di una intenzione tutt’altro che “meravigliosamente” proiettata verso la patria comune europea.

 

Per carità, la guerra nel cuore del continente aveva fatto registrare segnali che si muovevano in una direzione di reale cambiamento della Comunità: non solo un club di amici che si incontrano per un torneo di poker, ma un primo abbozzo di soggetto unitario in grado di rispondere, con la sua storia, alle sfide di una nuova mappa del mondo, non costruita sull’agenda degli stati autoritari camuffati sotto l’ossimoro di democrazie autoritarie

 

Ma, come Putin sperava e spera, questa compattezza rischia di essere una facciata che descrive molto poco la prospettiva immaginata di un’Europa federata e unitaria come Spinelli e Pannella auspicavano e per la quale hanno impegnato molto della loro azione politica.

 

Nonostante tutto l’Europa non corrisponde ad un elettorato europeo reso consapevole. Le questioni nelle singole nazioni sono condizionate dalle elezioni nei singoli stati e le questioni nazionali sono quelle a cui guardano i cittadini di ciascun paese e a questo vengono indirizzati da una informazione che spinge verso una strategia di frantumazione dell’idea comunitaria.

 

Così impostati i processi di percezione dell’opinione pubblica nei singoli paesi spingono verso interessi nazionali, al di la del fatto che lo scenario mondiale poi descrive che nessuno degli stati dell’Unione autonomamente è in grado di difenderli veramente. Nulla viene fatto per configurare una cittadinanza europea che venga percepita come un vero processo identificativo da parte dei cittadini.

 

Nello quadro europeo la Germania è sicuramente il paese economicamente più forte ma non vuole tradurre il proprio potere in un ruolo di guida politica. Le vicende del secolo scorso hanno lasciato una profonda traccia nelle scelte e nella cultura politica tedesca. Questo spinge a rifuggire da un ruolo egemonico, in primo luogo nell’opinione pubblica. I sotterfugi a cui la sua leadership ricorre, pur forse volendo assumere un ruolo responsabile di guida, spingono verso una ricerca di complicità, spesso con la Francia, per affrontare delicate questioni internazionali.

 

Questo però col tempo è divenuto un ostacolo drammatico alla prospettiva di una Unità europea. Le conseguenze di questa ambiguità si traducono nella paralisi del continente e negli inadeguati passettini che sui vari fronti vengono fatti (vedi in questi mesi la questione della difesa comune che l’invasione russa in Ucraina ha messo in primo piano).

 

Le ripercussioni sono evidenti nei comportamenti interni in tutti i singoli Stati della UE, e su questa mancata capacità decidente si sviluppano le azioni di indebolimento dell’Europa che proseguendo su questa strada verrà mangiata foglia a foglia come un carciofo. 

 

È in questo scenario che si consumano le logoranti azioni di non scelta, che associati a egoismi nazionalistici, preparano il buco nero europeo. I nazionalismi spingono allora all’immobilismo e con esso alla mancanza di strategia e alla assenza di un processo formativo di leadership autorevoli e capaci di affrontare un’azione forte nella definizione di una nuova mappa che dia equilibrio e stabilità ad un nuovo ordine mondiale caratterizzato da un profilo democratico.

 

Da oltre un mese, la Germania - scrive Federico Fubini sul Corriere dello Sera - sta bloccando il pacchetto da 9 miliardi di euro di aiuti che dovrebbe rappresentare la principale forma di sostegno dell’Unione europea all’Ucraina… L’idea degli aiuti da 9 miliardi, nata in primavera dalla Commissione, era stata confermata da tutti i leader dell’Unione europea a fine maggio… La situazione di stallo, confermata da vari protagonisti sia a Kiev che a Bruxelles, potrebbe essere una delle ragioni che hanno spinto ieri Volodymyr Zelensky a rimuovere improvvisamente e piuttosto brutalmente l’ambasciatore ucraino a Berlino Andryi Melnyk.

 

C’è però un ulteriore motivo dietro il nervosismo di queste ore del presidente ucraino: il sospetto che il governo di Berlino si prepari a violare di fatto alcune sanzioni contro Mosca pur di recuperare le forniture di gas russo attraverso le condutture di Nord Stream”.

 

Il quadro è indubbiamente complicato e appesantito dalla mancanza da sempre di una vera strategia europea. Ma così proseguendo, più che registrare i piccoli passettini che poco incidono sullo sviluppo delle questioni e sulla ricerca della pace, ci prepariamo a una ratifica di assoluta marginalità e subalternità dell’Europa e nessuno dei paesi dell’Unione è esonerato anche se crede di essere forte …

 

 


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