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17/11/24 ore

Immobilismo apparentemente operativo… è così che si governa un paese allo stremo?


  • Luigi O. Rintallo

I tre voti su dieci che, alle elezioni del 2018, il Movimento 5 Stelle ha ottenuto lo hanno reso il perno delle alleanze politiche in questo Parlamento. Nell’arco di due anni ciò ha condotto alla formazione attorno ad esso di due maggioranze diverse, con finalità opposte fra loro sul piano dell’azione di governo, se non altro in termini di rapporto con le basi sociali alle quali un governo risponde. È emersa così evidente la sua natura prevalentemente strumentale e opportunistica, che ormai stenta ad essere occultata dietro il proclamato continuismo degli intenti perseguiti.

 

Passando dall’euroscetticismo degli esordi al sostegno acritico per la commissione presieduta da Ursula von der Leyen, scaturita dalla torsione imposta dall’asse franco-tedesco al progetto europeo; dal movimentismo alla preoccupazione ossessiva per garantirsi postazioni negli apparati pubblici (Inps, Sace) per finire alla disastrosa gestione della giustizia, con le polemiche odierne tra il ministro Bonafede e il pm Di Matteo, i penta stellati hanno mutato non solo l’alleanza ma i riferimenti essenziali per cui raccoglievano il consenso ed è questa la vera ragione della disaffezione di tanti ex votanti già registrata alle elezioni europee: ragione ignorata dai loro gruppi dirigenti.

 

Tutto questo potrebbe rientrare nell’ordine delle cose di una politica screditata agli occhi dei cittadini, ma in realtà testimonia come il M5S non sia altro che la propaggine ultima del suo processo degenerativo e non contenga affatto i requisiti di una reale alternativa di quella che un tempo si definiva come partitocrazia.

 

Una volta riconosciuti come collocati nel solco del continuismo rispetto al sistema di potere fondato sulle oligarchie di natura corporativa, diventa impossibile aspettarsi dai 5Stelle una qualunque spinta dinamica a un cambiamento. Oltre al fatto decisivo che l’impronta che essi imprimono alle determinazioni governative le rende quanto mai distanti dai bisogni del Paese in questo momento così critico, rispondendo a logiche assistenziali che comportano piuttosto il soffocamento delle sue capacità di reagire.

 

Credere che i problemi possano risolversi con la redistribuzione di risorse, senza preoccuparsi della loro produzione, è un clamoroso abbaglio determinato dall’aderenza al passato che non piuttosto da una disamina delle necessità future.

 

Il fatto che anche il PD assecondi tali scelte non fa che confermare quanto esso sia lontano dall’aver affrontato la questione liberale, realizzando su un fronte di retroguardia conservatrice l’incontro con il movimento di Beppe Grillo. 

 

Lo prova l’atteggiamento assunto verso il mondo delle imprese, ispirato da una pervicace volontà a creare ostacoli anziché contribuire a tirarle fuori dall’impasse in cui si trovano: ostacolare la produzione, caricarle di ulteriori oneri e impedire i prestiti non può certo dirsi lungimirante. Senza contare che la riduzione delle entrate fiscali conseguente finirà per avere ripercussioni anche sulle uscite fisse dello Stato, portando a misure restrittive di riduzione dei servizi e delle disponibilità indipendentemente dagli obblighi imposti sul piano finanziario da ipotetiche troike.

 

Per di più, la debolezza intrinseca degli equilibri interni all’attuale maggioranza comporta un sostanziale immobilismo. Proprio perché fare è esiziale per la sopravvivenza del governo Conte 2, non fare o quanto meno limitarsi a far finta di fare costituisce il suo percorso privilegiato. Soltanto che questo non è affatto privo di conseguenze nella situazione data. Da qui la priorità che dovrebbe avere, in questa fase, il riconsiderare gli assetti politici in Parlamento e difatti le cronache registrano l’agitarsi di politici e istituzioni in questa direzione.

 

Non sappiamo se, a breve, ciò sarà possibile e se le prossime delibere alle quali sarà chiamato il Parlamento potranno rappresentare un’occasione per ricollocare gli schieramenti al suo interno. Ad essere sicuramente necessario è che da parte della politica si manifesti un effettivo impegno per palesare in termini di verità la condizione in cui ci troviamo. Finora, specialmente dall’interno di questa compagine governativa, è venuto il contrario, diffondendo a piene mani una vuota propaganda attraverso uno spregiudicato uso dell’informazione che a questo si è prestata volontariamente, a conferma della sua intrinseca natura subalterna.

 

(foto da Sinapsinews)

 

 


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