Per il prossimo 4 marzo è prevista la nomina da parte del CSM del procuratore capo di Roma. È il caso di ricostruire le ultime vicende attorno a questa nomina, che riveste un certo rilievo negli equilibri di potere sia all’interno delle correnti della magistratura, sia dentro i partiti e le loro leadership in quanto sempre più le relazioni fra politici e toghe hanno ripercussioni sugli schieramenti e sugli scenari futuri.
La fine del mandato del procuratore Giuseppe Pignatone ha aperto un confronto aspro fra le varie componenti del CSM, che è poi sfociato nello scandalo scoppiato nel maggio 2019 attorno al cosiddetto “mercato delle toghe”. Come qualcuno ricorderà, anche se va registrata da parte dell’informazione un’attenta opera per stendere una patina obliante, tutto iniziò proprio per il diverbio sulla scelta del successore.
A seguito della diffusione delle intercettazioni telefoniche del pm Luca Palamara, segretario dell’Anm, emersero gli accordi intercorsi per indicare – a sua insaputa diretta – il procuratore generale di Firenze Marcello Viola. Il suo nome era sostenuto appunto da Palamara, il quale ne avrebbe parlato con i parlamentari Cosimo Ferri e Luca Lotti. Quest’ultimo figurava imputato per la vicenda Consip e nelle conversazioni registrate dal trojan sul cellulare di Palamara sembra fosse particolarmente attivo nella ricerca e selezione dei candidati che avrebbero dovuto sostituire Pignatone.
La pubblicazione di queste conversazioni è stata poi usata dai sostenitori della candidatura di Francesco Lo Voi, attuale procuratore di Palermo, da subito indicato su giornali come «la Repubblica» come il successore ideale del procuratore che promosse l’indagine su “mafia capitale”.
Ne è derivato l’accantonamento della candidatura di Viola, non gradito alle correnti dei magistrati afferenti ad Area (di sinistra) e ad Autonomia e indipendenza (nella quale militano Piercamillo Davigo e Nino Di Matteo): dal momento che il nome del procuratore di Firenze era stato avanzato nell’ambito di una trattativa fra Palamara ed esponenti politici dell’area di Renzi, non poteva essere accettato.
Attualmente, però, anziché su Francesco Lo Voi (sostenuto solo da Magistratura indipendente), la corrente di sinistra di Area sembra puntare su Michele Prestipino, procuratore aggiunto a Roma. Il cambiamento rispetto a sei mesi fa, si deve alla convergenza con la corrente guidata da Davigo, quasi a confermare anche a Palazzo dei Marescialli quanto avvenuto in Parlamento con l’alleanza fra PD e Movimento 5 Stelle.
Da tempo, Piercamillo Davigo è indicato come un punto di riferimento per i pentastellati ed ora, sul nome di Prestipino, unirebbe ai cinque di Area gli altrettanti consiglieri di Autonomia e indipendenza. Cadendo su un sostituto della Procura romana, la stessa che oggi il gip Gaspare Sturzo nella sua ordinanza sull’inchiesta Consip accusa di aver agito con superficialità trascurando elementi a carico degli imputati, la scelta segnalerebbe un’attenuazione della rivalità con l’entourage renziano.
Sull’elezione del procuratore capo di Roma si stanno insomma riproducendo gli stessi equilibri che si registrano a livello parlamentare. Fatto nemmeno tanto singolare, se si tiene conto di come oggi la politica sia potentemente condizionata dalle dinamiche interne alla corporazione in toga.
Va detto, tuttavia, che al momento conclusivo della battaglia potrebbe sorgere qualche imprevisto: alla prima votazione a tre (cui dovrebbe successivamente seguire il ballottaggio) oltre a Lo Voi e Prestipino, potrebbe correre con il sostegno di Unicost anche Giuseppe Creazzo, procuratore di Firenze che ha gestito l’inchiesta sugli affari dei genitori di Matteo Renzi, oggetto di un duro attacco per aver ordinato l’arresto di Tiziano Renzi.
Qualora, come già accaduto in occasione della selezione dei sostituti aggiunti di Roma, la corrente di Davigo dovesse dividersi e votare in maniera differente, non sarebbe affatto scontata la vittoria di Prestipino e tutto si dovrebbe rimettere in gioco. C’è da chiedersi quali saranno le ricadute della scelta per Piazzale Clodio su quel che avviene nei luoghi della Roma politica.
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