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16/11/24 ore

Papa Francesco e la pedofilia


  • Silvio Pergameno

Non era imprevedibile il fatto che sulla questione della pedofilia si sarebbe scatenata una battaglia interna alla Chiesa e che su di essa lo stesso pontefice avrebbe corso dei rischi, il rischio cioè di compromettere l’esito di un pontificato sorto all’insegna dell’innovazione.

 

Francesco infatti è stato senza dubbio molto prudente nel corso di tutta la vicenda e anche in questi giorni, se con il gesto semplice del bacio reso alla mano di una delle vittime ha voluto dare alla Chiesa - maestra di verità e mediatrice del futuro ultraterreno di ciascuno – un’immagine sommessa di umiltà (che delinea una profonda riforma della Chiesa). 

 

E se con la convocazione a Roma dei responsabili di tutto il mondo nella gestione delle cose da fare nel terremoto che si è scatenato anche all’interno dell’istituzione ha voluto sottolineare il fatto che il problema deve essere affrontato nella sua gravità, è anche vero che le modeste misure giuridiche in concreto dettate possono fornire l’idea quanto meno di un’incertezza o se si vuole di un timore nel muoversi con decisione. 

 

E in effetti queste considerazioni si configurano come ben fondate se si riflette sul fatto che l’attuale pontefice appare al centro di correnti contrastanti, conservatori da una parte che temono una svolta e di progressisti, soprattutto l’episcopato statunitense, che protesta perché si va troppo piano.

 

In realtà la prudenza di Francesco non appare priva di motivazioni. A ben vedere infatti l’esplosione della tragedia di una pedofilia che contagia un po' dovunque la Chiesa, non è solo un problema di preti sporcaccioni, come può apparire a prima vista, da affidare alla giustizia civile ed ecclesiastica, ma evidentemente coinvolge il problema del celibato ecclesiastico, che ha una normazione moltopiù stringente per il clero regolare, cioè per i frati e le monache, e che per il clero secolare, che espleta la sua missione a contatto quotidiano con tutta la popolazione, ha sempre dato luogo a problemi, a contrasti e a regolamentazioni in parte diverse.

 

Le chiese protestanti, come è noto, dal tempo della Riforma, hanno superato il problema, quella ortodossa ammette i presti sposati, che però non possono diventare vescovi. E dietro, sia pure più indirettamente, può anche profilarsi il problema del ruolo della donna nell’ordinamento della Chiesa, perché è chiaro che nel mondo attuale la parità dei sessi è problema molto avvertito dal sesso che dalla mancata parità è stato da sempre colpito. 

 

Il problema del celibato (cui quello di una pedofilia non confinata a qualche raro caso, è legato strettamente) tocca profondamente la stessa organizzazione della Chiesa e si connette con quello di una concezione della donna portatrice di tentazione… La prudenza di Papa Francesco cioè può ben essere dettata dal timore di fare passi troppo lunghi e affrettati, che possono causare l’esplosione di conflitti assai difficili da risolvere o almeno da mediare, con il rischio di compromettere un avvio riformatore legato a tempi lunghi. Come sempre del resto nella storia della Chiesa, e che contribuisce a spiegarne la bimillenaria durata.

 

Il 1870 - la presa di Roma, che ha tolto alla Chiesa un vero stato che aveva connotato la sua esistenza sicuramente da più di mille anni (con tanto di popolo, territorio e governo) – è stato un grosso colpo per l’istituzione, ma non le ha tolto ogni potere temporale, il che appare impossibile; le ha comunque imposto la necessità di un’evoluzione, che avrà un percorso lungo e meditato e connesso con la vicenda mondiale e globalizzata che connota il nostro tempo.

 

 


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