Sì, tutti sconfitti e meno male che sta finendo così… Sconfitti gli oppositori, perché non hanno fatto nessuna opposizione e non sapendo come farla si sono limitati a sperare che all’interno della coalizione di governo i litigi prevalessero sulla volontà di sopravvivenza; ma sconfitti anche i vincitori, ci si perdoni l’apparente contraddizione, perché taglia di qua e taglia di là, dei progetti originari di redditi e di pensioni ben poco è rimasto e di conseguenza le basi protestano (i beneficiari del reddito non saranno tanti, mentre i leghisti hanno patito per i litigi con l’Unione Europea, dove si effettuano i maggiori incassi con le esportazioni e donde provengono le partnership di fabbricazione di tanti prodotti). E sconfitti soprattutto noi italiani, per i tanti soldi buttati a causa degli alti livelli raggiunti dallo spread e per la perdita di credibilità subita a livello internazionale….
Non hanno vinto certamente i rigoristi, abbondanti nell’UE, che non volevano nessun accordo… e comunque facendo gli scongiuri, perché la partita non è ancora chiusa. Bisognerà infatti vedere cosa deciderà alla fine il Consiglio Europeo, cui spetta l’ultima parola. Ha vinto l’UE? E’ qui il discorso è più complicato.
La UE infatti non poteva permettersi il peso raddoppiato di un litigio grave con l’Italia, dopo la Brexit, della quale tra l’altro non si riesce ancora a capire come andrà a finire. E poi c’è la vicenda dei gilets jauns, che non può considerarsi chiusa, in quanto le promesse di Macron sono costose e portano a violare la regola europea del rapporto deficit/PIL: ironia della sorte su per giù come l’Italia (anche se la Francia non sta malmessa come noi, almeno dal punto di vista della finanza pubblica).
Ma la questione Macron comincia a rivelarsi più complicata, in quanto il Presidente francese ha anche un altro problema, con l’esposizione meridionale del paese nel Mediterraneo: il rischio “migranti”, che si attorciglia con la gravità rimarcata del recente episodio di terrorismo a Strasburgo. Una tragedia che coinvolge i francesi per la pesante presenza di islamici, in particolare di seconda generazione, non pochi estremizzati a causa delle condizioni di marginalità in cui versano e di cui si avvale la propaganda ideologica.
E infine – questione non da meno - i riflessi del recente congresso della tedesca CDU, a conclusione del quale Angela Merkel ha sì conservato la Cancelleria federale, ma ha perduto la Segreteria del partito. Le succede Anngret Prand-Karrenbauer, a Lei molto legata, ma eletta con soli trentacinque voti in più sul concorrente Friedrich Merz (i congressisti presenti, erano circa mille); e Merz è un conservatore anche se illuminato…
Tutto questo rende abbastanza evidente il fatto che Macron si trova in una posizione indebolita non solo sul fronte interno, ma anche al livello europeo, proprio per il fatto che il famoso asse Francia/Germania - sul quale si è sinora retto il processo di integrazione europea - non regge più e l’attacco sovranista oggi in atto deve essere fronteggiato in occasione delle sempre più vicine elezioni europee con un nuovo propulsore, che conferisca un nuovo ruolo ad altri paesi (anche se l'austerity accanita dei “nordici” oggi è una presenza che dà fiato al populismo sovranista).
Una situazione complessa con ampi margini di evolutività, sulla quale occorrerà tornare a breve.
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