Beppe Grillo ha partecipato al dibattito organizzato dal Movimento 5 Stelle di Parma contro l'inceneritore. Qualcuno ha parlato di piazza semivuota (nonostante uno slittamento di oltre mezz'ora) e Grillo, prendendosela con i giornalisti, ha dichiarato: "Diranno che è il flop del Movimento 5 Stelle".
Il punto è che non è stato solo un flop del Movimento – evidente, data la scarsa partecipazione di pubblico nella culla dell’universo grillino – ma è stato anche, e soprattutto, un flop della politica. Uno spettacolo urlato, in cui l’ex comico genovese ha mostrato ancora una volta il suo inconfondibile stile.
Molto meglio dar vita ad un banale gioco emotivo, in modo che gli scontenti della piazza vedano espressa la propria rabbia sul palco e si sentano in perfetta sintonia con il loro guru, aldilà dei contenuti (che si fatica a rintracciare).
Ovviamente non sono mancati gli insulti. Questa volta l’obiettivo di Grillo, complice il recente caso-Favia, è stato il mondo dell’informazione. Così i giornalisti diventano delle “merde”, delle “carogne”, degli “schiavi dei loro editori”, e sebbene un fotografo sia spinto ad esprimere un timido risentimento, nel pubblico è un tripudio di applausi.
Ma niente è perduto, si badi, infatti Grillo ha fatto sapere che “in Italia non ci sono giornali liberi tranne a Il Fatto Quotidiano”. Un giornale che, curiosamente, sostiene spesso le sue campagne, essendo la logica di fondo la stessa, e cioè quella populista.
La concezione principale che emerge dai discorsi di Grillo è sempre la stessa: date al popolo la possibilità di scegliere e di votare (su qualsiasi cosa), e tutti i problemi verranno risolti. Un punto chiarito dallo stesso leader del M5S: “Siamo stati accusati di non applicare la democrazia tradizionale, ma noi vogliamo la democrazia senza aggettivi”.
E no, caro Grillo, gli aggettivi servono, non si spiegherebbe altrimenti il motivo per cui le moderne civiltà occidentali siano definite “liberaldemocrazie”. Perché di solo voto si muore, e ad insegnarcelo è stata la storia.
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