Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

17/11/24 ore

Nevrosi elettorale


  • Silvio Pergameno

L’avvicinarsi delle elezioni ovviamente porta a riservare sulla stampa e sui media un posto di rilievo al sistema delle forze politiche in competizione; non più partiti perché ormai di partito nel senso tradizionale del termine c’è solo forse quello “Democratico”.

 

La battaglia contro la partitocrazia, iniziata da Pannella ancora quasi mezzo secolo fa e vinta da Manipulite, si è conclusa sì con la quasi totale scomparsa dei partiti e con la fine (provvisoria) della proporzionale e il successivo maggioritario, dal quale però si è poi dovuti tornare indietro e rimangiarsi, impauriti, la riforma… spericolata

 

E non tanto per mene di politicanti, ma perché il maggioritario era stato colpito dalla Corte costituzionale e poi eliminato dalla volontà popolare, e non si è potuto fare altro che tornare più o meno indietro.

 

Nella lunga durata del sistema proporzionale c’era però una stranezza: quel sistema aveva retto perché gestito da un partito che era proprio maggioritario e lo era non solo all’interno delle istituzioni, ma nella società e nella cultura del paese. Un partito che inoltre aveva fruito di tre strumenti tutt’altro che accessori: prima di tutto il fatto che il partito gestore era la Democrazia Cristiana, braccio secolare del cattolicesimo concordatario italiano, dotato di una capacità di far politica, e di mediare, tutt’altro che comune.

 

Poi la mancanza di fiducia in se stessi dei partiti cosiddetti laici (nessuno fornito di una cultura veramente liberale) e infine quella sorta di non belligeranza del Partito comunista, alla difficilissima ricerca di una “via nazionale” che credette di aver trovato nel cosiddetti dialogo con i cattolici, pensato forse sulle tracce della sociologia cattolica e delle aperture al sociale che vi si riscontravano, ma – fatalmente – finito nel compromesso storico di Berlinguer, che ebbe come unico risultato pratico la solidarietà nazionale del governo Andreotti del 1976. 

 

Sì, fu proprio questa analisi politica così strana, inusuale, che sembrava fuori dalla realtà (e che la colta e strutturata burocrazia delle  “Botteghe Oscure“- sede tradizionale del PCI  - trattava con sufficienza), a sostenere nello scontro politico le battaglie dei diritti civili che Marco Pannella, con il suo manipolo di radicali scapigliati, lanciò nel paese nella meditata convinzione che i diritti civili non erano sovrastruttura (“lussi borghesi” in  parole povere…) ma toccavano mali profondi della nostra società, toccavano persone di tutti i ceti, e infierivano sicuramente più sui meno abbienti che sugli abbienti, che almeno avevano i mezzi per affrontare costosi processi nei tribunali nazionali e in quelli rotali o per andare all’estero a interrompere la gravidanza (come farisaicamente si disse per evitare l’uso di parole…volgari)…

 

L’Italia avviò così un processo di rivoluzione interna, che colpi in primo luogo la diffusa cultura legata a una tradizione religiosa legata più alla ritualità e all’organizzazione temporale del clero che ai valori profondi del cristianesimo, e, con l’implosione del comunismo, anche quella marxista, mentre poi la globalizzazione colpiva il funzionamento mondo del lavoro, mettendo al centro i problemi della produttività e della concorrenza e mettendo in soffitta le pianificazioni e le programmazioni. E tutto questo in un paese lontano dalle culture dai paesi europei più avanzati (e sempre considerati un poco sospetti…) e rimasto sbandato e privo di riferimenti soprattutto politici.

 

Ecco allora perché arrivano i “5 Stelle”, con il loro populismo, il loro qualunquismo e che concepiscono un movimento politico che dovrebbe operare in aperto contrasto con una norma fondamentale della nostra costituzione, quella dell’art. 67 che stabilisce che i membri del Parlamento esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato, proprio perché rappresentano “la nazione” (e via via questo principio va esteso agli enti e strutture minori).

 

La loro esperienza di governo (locale) si sta rivalendo assai poco soddisfacente e al governo nazionale si rivelerebbe purtroppo fallimentare, come è facile prevedere perché non si svela nelle loro affermazioni e nelle loro proposte e meno ancora nell’attenzione ai problemi di fondo; sembrano dare per scontata la loro vittoria la prossima primavera (e una vittoria “maggioritaria”) senza chiedersi come possano sperare di conquistare il 51% dei voti degli italiani….

 

Non si comprende quindi che senso possa avere dedicare lunghe, faticose sottigliezze alla questione se il “Movimento 5 stelle” abbia o meno carattere eversivo, carattere del quale non hanno mai dato alcuna manifestazione, demagogia tanta e antidemocrazia pure, ma eversione no, come ha scritto un illustre columnist del Corriere in questi giorni (Ernesto Galli della Loggia ndr), non senza aver sottolineato come anche la prima Repubblica non abbia davvero i conti in regola in questa faccenda e ricordando in proposito persone e partiti che consideravano alla stregua del male tutto ciò che era diverso da loro.

 

E tra gli esempi citati, quello di Marco Pannella “il nonviolento per antonomasia era forse un esempio di distinguo ideologico quando faceva oggetto delle accuse più indistinte e sommarie ‘la partitocrazia’, o quando per esempio accusava ossessivamente dalla sua radio ‘la P2, p3, PScalfari’ e tutto il maledetto ‘arco costituzionale’ a cominciare dal PCI di aver voluto la morte di Aldo Moro e di non so più quante altre efferatezze?’”.

 

 Il Partito comunista sarebbe stato proprio un partito antidemocratico, a Berlusconi la cultura e le forme democratiche sono sempre state sostanzialmente estranee, dice il nostro autore, ma eversione mai.

 

E per Marco nessun riconoscimento? Forse perché è stato il maggior colpevole dell’avvio di una politica che della prima Repubblica contestava le fondamenta, costringendone i padri a scontrarsi fra loro su riforme sulle quali era impossibile l’opera di mediazione, mentre la stessa Chiesa cattolica avviava un processo di distacco dal vecchio temporalismo e il papa riceveva in Vaticano Marco Pannella ed Emma  Bonino…

 

 


Aggiungi commento