Chissà, forse l’apertura effettuata da Renzi verso la sinistra potrebbe avviare un processo evolutivo di tutto il panorama politico italiano, nel senso che essa sembra delineare la formazione di un blocco a sinistra, inizialmente anche solo elettorale, al quale se ne contrapponga un altro alla destra con un accordo tra Berlusconi e Salvini: sarebbe una vera novità per il nostro paese.
In effetti bisogna riflettere sul fatto che, dopo che nel dopoguerra si formò un assetto partitico sulla base delle tradizioni postrisorgimentali, questo assetto subì un primo attacco (e un primo colpo) con la battaglia - avviata dai radicali di Pannella – per introdurre anche nel nostro paese una legge che consentisse lo scioglimento del matrimonio. Certo, si trattava di una innovazione nel diritto di famiglia, ma la portata di questa legge era molto più ampia, nel senso che essa sconvolgeva tutto l’assetto politico nazionale,
All’introduzione del divorzio si opponeva infatti la Democrazia Cristiana, il maggior partito italiano, la vera destra, anche se essa si definiva partito di centro, natura riconosciutale anche da tutti gli altri partiti, forse perché, emarginato il Movimento Sociale – erede del fascismo – essa poteva teoricamente governare, se non da sola, in collaborazione con qualsiasi altro partito. E anche perché destra e sinistra tendevano a qualificarsi più sul terreno sociale che su quello politico, sulle questioni economiche e del lavoro che sui problemi della giustizia, della cultura, dei rapporti internazionali o sull’assetto europeo… e sostanzialmente dimenticando il fatto che sia il fascismo che il nazismo consentivano l’esistenza di organizzazioni sindacali.
La Democrazia Cristiana, muovendo dal presupposto che il matrimonio celebrato davanti all’autorità ecclesiastica (cui lo stato riconosceva effetti civili) era regolato dal diritto canonico, sosteneva che esso doveva restare nella competenza di questa autorità. Ora il divorzio concerneva – e concerne – sì solo gli effetti civili, ma in realtà, poichè consentiva un nuovo matrimonio (civile) di fatto emarginava il matrimonio canonico e quindi uno strumento di presenza della Chiesa nella società civile e di un partito come la DC... E non era la Chiesa di papa Francesco…
Così la battaglia per il divorzio dette uno scossone all’assetto politico del nostro paese, nel quale centrale era il rapporto fra i tre partiti di massa, che si combattevano sì nelle elezioni e nella politica quotidiana, ma non oltre un certo limite, per cui nella questione matrimoniale i partiti della sinistra, e i comunisti in particolare, temevano che uno schiaffo alla DC compromettesse l’equilibrio raggiunto tra le forze politiche raggiunto nel dopoguerra in nome dell’antifascismo, sul quale si fondava la via italiana al socialismo nell’interpretazione di Togliatti… C’era in Parlamento un progetto di legge per il divorzio, presentato dal socialista on.le Sansone, ma esso giaceva sepolto negli archivi… Così cominciò la rottura del panorama politico nazionale e dei vecchi partiti, dei quali dopo cinquant’anni non ce n’è rimasto oggi più nessuno.
E forse in questi giorni si sta consumando o si è proprio consumato l’ultimo residuo di un tempo ormai passato, del quale la scissione a sinistra avvenuta lo scorso anno con la nascita dell’MDP rappresenta probabilmente l’ultimo episodio, con buona pace degli on.li D’Alema, Bersani e dei loro amici. Già amici… perché sembrerebbe un passatismo, senza senso ormai, chiamarli sussiegosamente compagni…
Giorni fa Renzi ha chiamato Prodi al telefono (se ne è parlato in una nota su queste pagine), e forse si sono detti qualche cosa di più di quanto si è saputo. Una pacificazione a sinistra può essere il segno di un’evoluzione significativa della politica italiana e sicuramente anche europea, proprio se riesce ad essere un aspetto di un nuovo corso, dopo un percorso del quale si è cercato di tracciare la nostra - ambiziosa – interpretazione.
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