Il dibattito sulla possibile formazione della grande alleanza Pd-Udc-Sel è stato il tormentone dell’estate, ma, nonostante in fondo qualcuno ci creda ancora, non può che terminare in un incontro tra posizioni inconciliabili e mai in grado di convivere in un medesimo programma di governo.
Per settimane si è discusso di un progetto eclatante, che alla base non contemplava in alcun modo un confronto reale tra differenti visioni politiche bensì mere ed astratte ragioni elettorali (un recente sondaggio Ipr Marketing per La Repubblica, ad esempio, ha rilevato che con l'alleanza allargata di tutto il centro sinistra si potrebbe avere una maggioranza abbastanza stabile). Ma oggi, aldilà dei proclami avveniristici, una futura coalizione politica con Bersani, Casini e Vendola, appare impossibile da realizzare.
Era stato il leader di Sel ad aprire ai moderati, dichiarando di non porre veti a nessuno e sottolineando la necessità di “una coalizione larga e plurale che costituisca il punto di svolta per l’Italia vampirizzata dal berlusconismo”. Tuttavia, a parte l’iniziale entusiasmo, lo scenario ipotizzato da Vendola ha dovuto fare i conti con la realtà delle cose.
Da una parte c’è Casini, strenuo difensore di Monti e del suo governo tecnico, tanto che lo vedrebbe bene anche dopo le politiche del 2013. Non solo: "Io Monti lo vedrei ovunque: a palazzo Chigi e al Quirinale. L'Italia non può rinunciare a una personalità come lui e il governo non è solo una parentesi da cui si può tornare indietro come se nulla fosse" ha affermato il leader dell’Udc proprio alla Festa Democratica del Pd.
Alla linea di continuità rappresentata dall’Udc si contrappone la strategia di rottura di Vendola, che da marzo va dicendo che “Monti è peggio di Berlusconi”: “Dove non sono riusciti Berlusconi e Sacconi, stanno riuscendo Monti e Fornero. Per questo il governo Monti non merita di vivere e deve essere mandato a casa”.
L’esito dell’incontro tra queste due distanti opinioni, nonostante la mediazione del Pd, era scontato. Casini: “Impossibile accordi con chi si oppone a Monti”; Vendola: “Monti bis? No grazie”. Arrivederci e grazie, ognuno per la sua strada.
Insomma, gross koalition all’italiana è nata e morta nel nulla: impostata come semplice macchina elettorale senza alcun contenuto politico; liquidata sulla base del riduttivo criterio del sostegno o meno alla gestione Monti. Nel centrosinistra si è fatto un gran baccano, discutendo e infervorandosi attorno ad una iniziativa sontuosa, ma, ancora una volta, vuota di politica.
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