“Il fatto non sussiste”, Erri De Luca non andrà in galera, la libertà di pensiero nel nostro Paese è salva. Si chiude così l’avventura giudiziaria dello scrittore napoletano ex di Lotta Continua, salito agli onori della cronaca per aver detto che “la tav va sabotata”.
Chissà quanti se n'erano accorti allora. A dare il risalto insperato fu una denuncia per istigazione a delinquere fatta da un’impresa impegnata nel progetto. Il fatto è diventato di dominio pubblico. Il caso ha valicato le Alpi, sensibilizzando anche il lato francese del tunnel tanto discusso.
Alla fine, la questione ha preso una piega etimologica sulla parola sabotare. Dalle cesoie si è passati alla Treccani e la storica battaglia della Val di Susa si è trasformata in lessico delle libertà.
De Luca si aspettava il massimo della pena richiesta: 8 mesi. E magari sotto sotto ci sperava, per proseguire da martire una lotta che gli sta tanto a cuore; ma i giudici, forse furbi, hanno tolto le castagne dal fuoco con una sonante assoluzione.
Salvo ricorsi poco lungimiranti della parte “offesa”, si spengono ora i riflettori sulla vicenda, non prima che il protagonista abbia confermato a sentenza pronunciata la “convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua”.
E non chiamatela istigazione!
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