"Motivi di opportunità dunque": così si chiude il lancio delle agenzie che riferisce come il cardinale di Palermo Romeo abbia impedito la cresima in cattedrale al figlio del boss mafioso Giuseppe Graviano, accusato dell’omicidio di padre Puglisi.
Il ragazzo, liceale, doveva cresimarsi assieme agli altri suoi compagni del Centro educativo ignaziano presso la cattedrale palermitana, ma dopo che uno dei docenti ha segnalato i suoi natali al cardinale, questi ha ritenuto "opportuno" non dare il sacramento in quel luogo, dove riposano le spoglie del prete ucciso dalla mafia.
Tale scelta non solo ha additato in pubblico il giovane come indegno di partecipare alla cerimonia presso la cattedrale, ma d’un colpo ha contraddetto i principi di misericordia tante volte proclamati dalla Chiesa. Un gesto, quello del cardinale, che – non si sa quanto consapevolmente – basta a cancellare gran parte del magistero di papa Francesco in questi ultimi mesi.
Non sappiamo cosa abbia spinto a farlo, ma certo così il cardinale ha mostrato di preoccuparsi più dell’apparenza che non della sostanza, spinto forse a ciò dalle polemiche sollevate in altre occasioni. Il suo è più un segno di debolezza che non di rigore.
Senza contare che padre Puglisi fu ucciso proprio perché, con il suo impegno e la sua dedizione, strappava tanti ragazzi all’influenza e alla seduzione del crimine. Respingere il figlio incolpevole di un boss in un recinto di diversità rispetto agli altri, non è stato sicuramente un buon modo per ricordare l’insegnamento del prete beato di Brancaccio.
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