A proposito di semplificazione di cui tanto si parla come necessità ineludibile, le leggi elettorali su cui ferve il dibattito politico costituiscono prova lampante della sublime arte italica di ingarbugliare le cose, cosicché il cosiddetto Porcellum di Roberto Calderoli è roba da dilettanti.
In queste ore anche il M5S ha voluto dare – contrapponendolo all’altro capolavoro dell’Italicum - il suo contributo di idee confuse con il cervellotico ”Democratellum”, nel quale spicca la chicca del voto di preferenza negativo. In sostanza, spiega in un’intervista Danilo Toninelli, "ci sono due schede: sulla prima si mette il voto alla lista, sulla seconda le preferenze, che si possono dare anche a candidati di un’altra lista. Si possono mettere anche una o due preferenze negative: ogni dieci che colpiscono un candidato, la lista in media perde un voto".
"È un meccanismo - sottolinea Toninelli - che abbiamo preso dalla legge elettorale svizzera", che in Italia avrebbe le sue conseguenze peculiari: a partire dai tempi biblici per lo spoglio, fino al conseguente rimpallo di accuse per brogli et similia, senza contare il moltiplicarsi dei modi di controllo del voto da parte della criminalità organizzata, attraverso le combinazioni possibili tra preferenze positive e negative.
Ciò che più colpisce della trovata a 5 stelle è l’istituzionalizzazione di ciò che è accaduto nell'ultimo ventennio: il voto contro (e non per) favorito dall’eterogenee coalizioni di sinistra che fronteggiavano maldestramente Berlusconi. E di voto contro si è nutrito proprio il movimento di Grillo. Un “contro” allargato però a tutto, per mandare tutti a casa… e poi si vede.
La preferenza negativa sarebbe quindi una scelta a misura di grillino medio, ma anche di italiano medio, che per gusto di andar contro - anche solo per ripicca, per sfregio, per invidia, per perfidia – si recherebbe al seggio stimolato dall’idea di ostacolare il candidato avverso. Ce le immaginiamo le campagne elettorali porta a porta per la preferenza negativa contro questo o quel candidato; ce lo immaginiamo il gran lavoro degli attacchini notturni con le gigantografia dei tipi da “trombare”.
Di questo giochino a perdere si gioverebbe almeno la statistica sui votanti, che in tempi di disaffezione dalla politica pure conta. Salvo magari scoprire il numero di gran lunga superiore di preferenze negative rispetto a quelle positive. Tanto si sa, in Italia si perdona tutto, tranne il successo.
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