La recente polemichetta interna a “Repubblica” tra Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano, e Barbara Spinelli, columnist del medesimo, e conclusasi senza spargimento di sangue, ha tratto origine da alcune dichiarazioni rilasciate al “Fatto” dalla giornalista, la quale aveva manifestato il proprio dissenso sul ruolo a suo avviso troppo governativo del Presidente della Repubblica, si era fatta interprete di una supposta noia degli italiani per il tema del presidenzialismo e per di più aveva formulato qualche considerazione positiva per il M5S.
Ma Scalfari non la ha mandata giù e ha parlato di fuoco di cannoni da strapazzo concentrato sul Presidente della Repubblica (“spara Grillo, spara Travaglio, spara perfino Barbara Spinelli”, alla quale rimprovera anche di conoscere poco la storia d’Italia e di avere scritto che il grillismo potrebbe essere sperimentato, rinnovando comunque alla collaboratrice l’affetto di antica data e concludendo con una frase dalle possibili divergenti interpretazioni: “Voglio solo pensare il meglio di te a cominciare dal fatto che sei la figlia di Altiero Spinelli”…che non appare certo come una valutazione personale molto lusinghiera, anche perché già prima le prima riconosciuto meriti solo nei campi della storia e della filosofia, conditi con il rimprovero di conoscere poco o nulla della storia d’Italia…).
E l’interessata ha replicato piuttosto piccata…E così di seguito.
Ma, riassunti in breve i termini della vicenduola, c’è da chiedersi cosa possa pensarne il povero lettore, senza dubbio desideroso di saperne qualcosa di più sul comportamento delle massime cariche dello Stato, sulle riforme costituzionali o sulle dinamiche delle forze politiche.
Ebbene non si può evitare di rilevare in tutto il piccolo scontro redazionale un andamento stonato, perché, proprio sul foglio purtroppo tra i più letti in Italia, certi temi di fondo, o meglio certi drammi della vita del paese dovrebbero pur formare oggetto di prese di posizione meno epidermiche.
Il ruolo del Presidente della Repubblica, almeno secondo il testo della carta fondamentale, non è certo quello di un notaio, quale ha teso a ridurlo la lunga tradizione di mistificazioni che hanno afflitto la nostra Costituzione, sulla scia di quella tragedia rappresentata dall’incomprensione del ruolo del governo in uno stato moderno, il cui misconoscimento da parte dei maggiori partiti del tempo ha avuto come conseguenza la reazione fascista con il consenso che la ha accompagnata in un popolo che vedeva i problemi della nazione accantonati per le solite meschinità di potere, e che oggi vede ripetersi processi analoghi, cui fanno da sponda proprio i ribellismi senza arte né parte di movimenti attenti solo allo sfruttamento dell’onda di protesta.
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