Dopo il balletto della fiducia al Governo, si sono forse create le condizioni, scongiurate le elezioni anticipate a novembre, perché si vada al voto europeo, poi al semestre Ue di presidenza italiana, infine all’expo di Milano.
Insomma, pare che Letta sia riuscito a prendere un tempo lungo, nel quale rischiano di consumarsi logoranti tatticismi: a destra, dove il processo di espulsione di Berlusconi, letto in chiave non faziosa, si traduce anche in un processo di autoespulsione dal quadro politico; a sinistra, dove conflitti interni di non poco conto vengono gestiti con un nuovo "patto di non belligeranza", una tregua armata, con Renzi che sposta il tiro sul fronte della legge elettorale, per farsi largo e scongiurare anche le velleità nostalgiche di chi ciclicamente sogna un nuovo grande Centro a trazione scudocrociata.
In tal senso, le prossime elezioni europee segneranno una linea di discrimine molto precisa. Ognuno si presenterà col proprio partito, ognuno farà la conta misurando il proprio peso elettorale e fatta la tara di quello che è ormai il 40-50% di elettori che si recano alle urne, ci si spartirà poi il malloppo in base alla nuova scenografia che a tuttora non sembra offrire sbocchi riformatori.
Ne parla il direttore Giuseppe Rippa nel suo consueto video-editoriale.
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