È ancora scontro tra i grillini. E, ancora una volta, la frattura si manifesta tra la frangia più ortodossa e fedele al pensiero dell’ex comico genovese e quella, invece, insofferente (forse tardivamente) della piega verticistica assunta dal Movimento 5 Stelle fin dalle sue origini.
Nonostante l’orgoglio espresso da Beppe Grillo negli ultimi giorni circa un possibile ritorno alle urne (“Subito al voto, vinciamo”, seppur con l’odiatissimo ma dimenticato Porcellum), lo scenario di una crisi anticipata dell’esecutivo Letta sta gettando la compagine pentastellata in una profonda crisi, dovuta al riemergere delle antiche tensioni relative al possibile sostegno ad un governo Pd.
Impegnati in una sorta di terapia di gruppo dalla durata di due giorni, alcuni dei senatori a 5 stelle non hanno esitato ad evidenziare le loro principali preoccupazioni: “Beppe e i suoi post”, “aggressività verbale e scritta”, “distanza tra Beppe e noi”, “obiettivi M5S”, “strascichi espulsioni”, “autoreferenzialità”, “personalismi”.
Insomma tutto tranne le vere questioni politiche ed economiche che attanagliano il Paese. Proprio quell’autoreferenzialità segnalata tra i problemi del movimento, infatti, è emersa paradossalmente in tutta la sua gravità dal dibattito dei grillini, che non sono apparsi in grado di articolare neanche una proposta politica che potesse interessare i comuni mortali (elettori), se si escludono i due vaghi accenni alla legge elettorale e alla questione di un “appoggio al governo” (quale, poi, non è stato neppure specificato).
Delle piccole sbavature, quindi, rispetto all’astratta discussione che si è cercata di mettere in piedi, quasi consapevolmente. Sbavatura come quella del senatore Luis Orellana che, dopo aver detto no ai tabù sulle alleanze (“Potremmo avere un fortissimo potere contrattuale, magari puntare a un governo a 5 stelle”), si è visto recapitare l’immediata lettera di licenziamento con preavviso dal capogruppo Nicola Morra: “Riconsideri le sue parole, o le strade si divergono”.
Da Grillo silenzio, o quasi. Dalle pagine del blog il leader del M5S ha nuovamente chiamato alle armi i propri adepti, giocando con la classica strategia della difesa da un attacco esterno, con un post dall’emblematico titolo “Siamo in guerra”. Sul dibattito dei senatori solo un riferimento, oggi, con la pubblicazione di un messaggio neanche firmato da lui, bensì da un attivista, in cui si mette in guardia sui “nuovi Scilipoti” grillini. “Ricordatevi che Uno vale Uno”, recita il post.
Ma a questo slogan, ormai, i pentastellati non sembrano credere più. Uno che vale più di uno c’è, anzi, probabilmente sono due, se si considera anche Gianroberto Casaleggio e l’aura misteriosa che lo avvolge.
Pare oggettivamente molto difficile, di fronte a tutto questo, che il movimento possa reggere ad una campagna elettorale nelle sue nuove vesti di soggetto politico affermatosi, dunque – a differenza delle elezioni di febbraio – facilmente individuabile nei suoi leader e nei suoi protagonisti, ma anche nelle sue contraddizioni e nei suoi (pochi) contenuti.
Beppe Grillo ha forse colto il distacco in atto, e per riconquistare gli umori della piazza ha annunciato un nuovo Vaffa-Day. Resta da capire, ora che i grillini sono in Parlamento, chi decideranno di mandare a quel paese. Loro stessi?
é uscito il N° 118 di Quaderni Radicali "EUROPA punto e a capo" Anno 47° Speciale Maggio 2024 |
è uscito il libro di Giuseppe Rippa con Luigi O. Rintallo "Napoli dove vai" |
è uscito il nuovo libro di Giuseppe Rippa con Luigi O. Rintallo "l'altro Radicale disponibile |